Tarsia \ Storia \ Ferramonti
 La  costruzione, del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, ha  avuto inizio nel maggio 1940 ed è stata eseguita dalla ditta Parrini di  Roma; alla stessa è stata affidata successivamente la manutenzione di  tutto il Campo.
La  costruzione, del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, ha  avuto inizio nel maggio 1940 ed è stata eseguita dalla ditta Parrini di  Roma; alla stessa è stata affidata successivamente la manutenzione di  tutto il Campo.   Il Campo, a differenza degli altri Campi di Concentramento italiani  fu costruito ad hoc, e, nell'aspetto esteriore ricordava chiaramente un  lager nazista, fatto com'era da lunghi capannoni e posto nell'immediata  vicinanza della linea ferroviaria Sibari-Cosenza. 
È stato il più grande ed importante Campo di Concentramento  fascista Italiano, con una presenza media di oltre 2000 persone ed una  punta massima, raggiunta nell'estate 1943, di 2.700 persone. 
 Era  costituito da 92 baracche su un territorio di circa mq. 160.000  circondato da un recinto di filo spinato, sorvegliato dall'esterno lungo  il suo perimetro dalla Milizia Fascista (gente del luogo e dei paesi  vicini), mentre all'interno era sorvegliato da un Commissariato di  Pubblica Sicurezza alle cui dipendenze vi erano un gruppo di agenti ed  un Maresciallo.
Era  costituito da 92 baracche su un territorio di circa mq. 160.000  circondato da un recinto di filo spinato, sorvegliato dall'esterno lungo  il suo perimetro dalla Milizia Fascista (gente del luogo e dei paesi  vicini), mentre all'interno era sorvegliato da un Commissariato di  Pubblica Sicurezza alle cui dipendenze vi erano un gruppo di agenti ed  un Maresciallo. Il Campo sorgeva nella Valle del Fiume Crati, a circa 6 Km dal  paese di TARSIA, in una zona malsana, malarica e paludosa, dove erano in  corso lavori di bonifica. Durante il periodo di prigionia molti  internati si ammalarono e morirono di malaria. Esso entrò ufficialmente  in funzione il 20 Giugno 1940.
 Tra  la fine di giugno e luglio 1940, giunsero a Ferramonti, provenienti da  varie città dell'Italia Centro-settentrionale, più di un centinaio di  Ebrei, solo uomini. Giorno dopo giorno arrivarono centinaia di persone  così da formare, all'interno del Campo, una varietà di culture, lingue e  usanze, ma dando anche luogo a non poche difficoltà dovute  all'eccessiva popolazione ed alle ristrettezze economiche.
Tra  la fine di giugno e luglio 1940, giunsero a Ferramonti, provenienti da  varie città dell'Italia Centro-settentrionale, più di un centinaio di  Ebrei, solo uomini. Giorno dopo giorno arrivarono centinaia di persone  così da formare, all'interno del Campo, una varietà di culture, lingue e  usanze, ma dando anche luogo a non poche difficoltà dovute  all'eccessiva popolazione ed alle ristrettezze economiche. Dall'autunno del 1941 gli internati di Ferramonti non furono più  soltanto Ebrei, Dalla Jugoslavia occupata, cominciarono ad arrivare  moltissimi internati ariani, uomini politici e semplici cittadini che  avevano avuto contatti con i partigiani. 
 Nel  novembre 1941 arrivarono a Ferramonti i primi nuclei di Cinesi, altri  profughi fuggiti dai Campi di concentramento della Germania e della  Polonia giunsero da Rodi, si trattava per lo più di Ungheresi  imbarcatisi a Bratislava, il 16 Maggio 1940 sul "Pentcho".
Nel  novembre 1941 arrivarono a Ferramonti i primi nuclei di Cinesi, altri  profughi fuggiti dai Campi di concentramento della Germania e della  Polonia giunsero da Rodi, si trattava per lo più di Ungheresi  imbarcatisi a Bratislava, il 16 Maggio 1940 sul "Pentcho". Gli internati arrivarono a Ferramonti sempre ammanettati,  accompagnati da Carabinieri, venivano fatti scendere alla stazione  ferroviaria della vicina Mongrassano e da qui proseguivano a piedi per  circa 6 Km. Alcune volte, venivano fatti scendere direttamente al  Casello Ferroviario di Ferramonti, a pochi metri dall'ingresso del  Campo. 
 Il primo Commissario di P.S., nominato dal Ministero degli Interni a dirigere il campo fu Paolo SALVATORE.
Il primo Commissario di P.S., nominato dal Ministero degli Interni a dirigere il campo fu Paolo SALVATORE. Il 10 Luglio la Direzione del campo, rese noto il regolamento  disciplinare a cui dovevano attenersi gli internati, che, riportava  quanto previsto dalla Circolare ministeriale n. 442/12267, emanata l'8  giugno 1940 ed avente ad oggetto la prescrizione per i campi di  concentramento e le località di confino. 
Sottoposti a 3 appelli giornalieri, gli internati non potevano  uscire dalle baracche prima delle 7.00 e dopo le 21.00, o superare i  limiti del Campo senza uno speciale lasciapassare. Non potevano  occuparsi di politica, né leggere, senza autorizzazione, pubblicazioni  estere e la corrispondenza. Pure proibiti erano la detenzione e l'uso di  apparecchi fotografici e radiofoniche e di carte da gioco. Non era  invece previsto l'obbligo di lavorare, chi non aveva altri redditi per  il proprio mantenimento, riceveva un sussidio governativo. 
 Gli  internati realizzarono ben presto una organizzazione interna a  carattere democratico basato sull'elezione diretta di un delegato per  ogni baracca. Essi si riunivano tutte le settimane in una sorta di  Assemblea dei delegati delle baracche, che eleggeva al suo interno un  rappresentante generale di tutti gli internati, il Capo dei Capi delle  baracche. Il più prestigioso fu GIANNI MANN.
Gli  internati realizzarono ben presto una organizzazione interna a  carattere democratico basato sull'elezione diretta di un delegato per  ogni baracca. Essi si riunivano tutte le settimane in una sorta di  Assemblea dei delegati delle baracche, che eleggeva al suo interno un  rappresentante generale di tutti gli internati, il Capo dei Capi delle  baracche. Il più prestigioso fu GIANNI MANN. Il Direttore del campo riconosceva ufficiosamente l'esistenza degli  organi di autogestione e si appoggiava volentieri ad essi per mantenere  quella tranquillità necessaria specialmente con l'arrivo delle donne e  dei bambini. 
Con l'arrivo dei bambini sorsero nuovi problemi in ordine alle  scarse capacità alimentari e all'istruzione. Un sostanziale aiuto venne  dato dalla organizzazione di ISRAEL KALK.
 
  
Con il beneplacito del Ministero degli Interni e della direzione,  l'ing. Kalk poté dare il suo sostegno materiale e morale in quei duri  anni agli internati di Ferramonti. 
Gestiti degli stessi internati funzionarono una scuola, un asilo,  un ambulatorio medico e, inoltre, si svilupparono varie attività  artistiche, culturali e religiose, sia ebraiche che cristiane. 

Tra gli internati del Campo vi erano decine di medici, tre rabbini,  illustri pittori e musicisti, numerosissimi insegnanti e studenti  universitari. Ognuno cercava di svolgere varie attività. La scuola del  campo, fondata nell'autunno del 1940 da ERICH WITTENBERG (profugo dalla  Cecoslovacchia, che fu il primo direttore) si arricchì di nuovi corsi e  fu affiancata da un asilo per i più piccoli. All'interno del Campo  vennero aperte anche 3 Sinagoghe.
Il 22 Maggio 1941, il Campo di Ferramonti, veniva visitato dal Nunzio Apostolico presso il governo italiano, Monsignor Francesco BORGONCINI-DUCA.
Il 22 Maggio 1941, il Campo di Ferramonti, veniva visitato dal Nunzio Apostolico presso il governo italiano, Monsignor Francesco BORGONCINI-DUCA.
 
 
In occasione della visita del Nunzio  Apostolico, gli ebrei chiesero di avere a Ferramonti una continua  assistenza spirituale. Due mesi dopo fu inviato nel Campo il Cappuccino  sessantacinquenne Padre Calisto LOPINOT, che presto riuscì ad  accattivarsi la stima anche degli internati non Cattolici.

Visitò più volte il Campo di Ferramonti il Rabbino Capo di Genova  dottor Riccardo PACIFICI, il quale celebrò solenni cerimonie nel Campo.  Frequenti le manifestazioni artistiche e dibattiti culturali a  Ferramonti: la vita culturale fu particolarmente intensa se non altro  perché al suo interno si trovarono riuniti molti artisti di talento,  vennero organizzati spettacoli teatrali, mostre di arte, corsi per  adulti, conferenze. 
La vita musicale era curata dal Maestro LAV MIRSKI, che prima della guerra era stato direttore d'orchestra all'Opera di OSIJEK (Jugoslavia). Anche lo sport ebbe grande impulso e in esso primeggiò il calcio, molto seguiti erano i tornei di scacchi .
La vita musicale era curata dal Maestro LAV MIRSKI, che prima della guerra era stato direttore d'orchestra all'Opera di OSIJEK (Jugoslavia). Anche lo sport ebbe grande impulso e in esso primeggiò il calcio, molto seguiti erano i tornei di scacchi .
 
 
I numerosi medici internati, spesso, alla fine della guerra furono autorizzati a curare anche persone dei paesi vicini.  Uno  di essi, dopo la liberazione, si trasferì proprio nel paese di Tarsia,  dove rimase per circa 1 anno; un altro impiantò lo studio a  Castrovillari, una cittadina a circa 30 Km. da Tarsia.
Uno  di essi, dopo la liberazione, si trasferì proprio nel paese di Tarsia,  dove rimase per circa 1 anno; un altro impiantò lo studio a  Castrovillari, una cittadina a circa 30 Km. da Tarsia.
 Uno  di essi, dopo la liberazione, si trasferì proprio nel paese di Tarsia,  dove rimase per circa 1 anno; un altro impiantò lo studio a  Castrovillari, una cittadina a circa 30 Km. da Tarsia.
Uno  di essi, dopo la liberazione, si trasferì proprio nel paese di Tarsia,  dove rimase per circa 1 anno; un altro impiantò lo studio a  Castrovillari, una cittadina a circa 30 Km. da Tarsia.Nel 1943 fin dal primo mese avvennero numerosi episodi che mutarono  le condizioni all'interno del Campo. Il 22 Giugno 1943 il direttore del  Campo Paolo SALVATORE, venne trasferito, fu sostituito nel ruolo da  Mario FRATICELLI. 
Nell'estate 1943 la malnutrizione e la fame erano ormai una  consuetudine a Ferramonti. Giungevano nel Campo una nuova categoria di  internati, gli antifascisti italiani trasferiti da altri luoghi di  detenzione.
Il 25 luglio 1943, un telegramma del Sottosegretario di Stato,  diretto al Capo della Polizia chiedeva il trasferimento degli internati  di Ferramonti di Tarsia nella Provincia di Bolzano ad un tiro di  schioppo dalla fortezza tedesca. Ma quel giorno la storia avrebbe  riservato altri avvenimenti: MUSSOLINI venne deposto e gli internati,  temporaneamente, furono salvi. 
 
 
Il 14 Settembre del 1943, verso le otto del mattino, sulla strada  di Ferramonti apparivano i carri dell'VIII Armata Britannica. La  Liberazione di Ferramonti avvenne in modo del tutto imprevisto. 
La maggior parte degli internati, anche dopo l'arrivo degli  alleati, non sapendo esattamente dove andare e cosa fare rimase a  Ferramonti o si trasferì nella vicina Cosenza. L'abbandono del Campo si è  avuto solo alla fine della seconda guerra Mondiale con la liberazione  di tutta l'Europa dal giogo nazi-fascista. 
Successivamente all'abbandono completo, da parte degli internati,  le baracche che erano ben tenute non vennero in alcun modo vigilate e  così iniziarono veri e propri saccheggi che vennero completati alla fine  degli anni ‘60 dai lavori autostradali (A3 SA/RC) che ha diviso e  sventrato in due tronconi le baracche esistenti. 
 
 
Oggi poco è rimasto: le uniche baracche sono quelle che, durante il  funzionamento del Campo, erano state utilizzate dalla Direzione e dagli  uffici dell'Amministrazione del Campo, grazie alla cura dei coniugi  PETRONI, dipendenti della Ditta PARRINI, che vi dimorarono fino alla  loro morte (primi anni '90). 
Del Campo di Concentramento nessuno parlò fino alla metà degli anni  ‘70. Il Prof. Franco FOLINO, professore di lettere della vicina  Roggiano Gravina, alla luce dei racconti di cittadini che hanno vissuto  personalmente quegli anni, ha voluto approfondire questi racconti  regalando così il suo primo libro su Ferramonti. 
Ma solo alla fine degli anni 80, le istituzioni cominciarono a  rendersi veramente conto ed a conoscere di nuovo Ferramonti ex Campo di  Concentramento.


Così negli anni ‘90 l'Amministrazione Comunale di Tarsia, ha  iniziato a mettere in atto iniziative concrete tese a valorizzare il "  patrimonio "Ferramonti, così si è resa protagonista di atti formali,  quale appunto far sottoporre, in data 30/08/1999, l'area a vincolo da  parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e procedendo alla  recinzione di tutto il terreno. 
Avendo registrato grande interesse, soprattutto da parte delle  scuole, e vista la poca sensibilità da parte delle istituzioni  sovra-comunali, L'Amministrazione Comunale di Tarsia, in collaborazione  con il Comitato PRO-FERRAMONTI, oggi Fondazione " Museo della Memoria  Ferramonti di Tarsia ", ha voluto dare un segnale forte realizzando  all'interno di una baracca, il Museo della Memoria, che, ripercorre, con  documenti e fotografie, gli anni in cui il Campo di Ferramonti è  rimasto attivo. Il tutto è stato interamente realizzato con  finanziamenti Comunali.
 
 
Il Museo è stato inaugurato il 25 Aprile 2004 ed è gestito dalla "  Fondazione Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia ", di nuova  costituzione. 
Per qualsiasi informazione telefonare al n. 0981-951881. http://www.comune.tarsia.cs.it/storia/ferramonti.htm
 
 
 
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