SANITA': INDAGINE COMMISSIONE SENATO, 4 ORE ATTESA IN PRONTO SOCCORSO (ASCA) - Roma, 28 giu - L'anello debole della catena dei soccorsi in Italia e' il livello intraospedaliero. E' quanto emerge dall'indagine conoscitiva sul trasporto degli infermi e sulle reti di emergenza e urgenze messa a punto dalla Commissione Igiene e Sanita' del Senato. L'indagine, anticipata gia' ad aprile con il documento conclusivo, e' stata presentata oggi a Roma con la diffusione dei tre volumi che la compongono. ''Due dati sconvolgenti - ha spiegato il senatore della Lega Nord, Fazio Rizzi, illustrando la relazione alla commissione ad aprile - sono i 241 minuti d'attesa media nei Dea (Dipartimento emergenza accettazione), con la punta di 451 minuti in Abruzzo, ed i percorsi privilegiati per gli accertamenti diagnostici per i pazienti di pronto soccorso, pressoche' inesistenti, salvo sporadiche realta'. Lo stesso dicasi per le procedure specifiche integrate per patologia, presenti, nelle Regioni piu' performanti, solamente nel 50 per cento dei Dea, fino a giungere all'assenza assoluta in Basilicata, Molise e Sicilia. Certamente troppi pazienti vengono trasportati in ospedale, come si evince dai tempi medi di stazionamento delle ambulanze, che in qualche caso (Lazio e Puglia) arrivano a sfiorare le 3 ore, sottraendo tra l'altro risorse per i soccorsi territoriali; questo dato e' indubbiamente indicativo di una scarsissima capacita' di filtro svolta dalla medicina territoriale e dalla sua assoluta mancanza di integrazione ed interazione con il sistema di soccorso''. ''Preoccupante - ha aggiunto Rizzi - e' l'assenza di sistemi informativi e di software gestionali, superiore al 60 per cento in Calabria, Puglia, Sicilia e Campania: mancando ogni tipo di strumento informatico per l'elaborazione dei dati, diventa conseguentemente difficilmente proponibile la predisposizione di una programmazione sanitaria adeguata''.
Fortugno/ A 6 anni dall'omicidio, spunta una nuova informativa I legali di esecutori e mandanti chiedono di riaprire il processo Reggio Calabria, 28 giu. (TMNews) - C`è un`informativa della squadra mobile di Reggio Calabra, nel caso dell`omicidio Fortugno, su cui gli imputati puntano molto; un`informativa che non è comparsa fin qui negli atti processuali. "Da lunedì in poi ridiamo". "Zio, da martedì in poi ti conserviamo tutti i giornali e te li mandiamo tutti in... in una volta". E` la sera del 13 ottobre 2005 quando Salvatore Tuscano e Antonino Sinicropi, lo dicono al boss Mico Libri, che li riceve nella sua abitazione di Prato, dove sconta gli arresti domiciliari. Ad intercettare i loro dialoghi ci sono i poliziotti della sezione criminalità organizzata della Questura di Reggio Calabria. Tre giorni dopo, il 16 ottobre, all`interno di un seggio costituito per le primarie dell`Unione, a Locri, viene ammazzato il vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Fortugno. Un omicidio eccellente che, come annunciato dai fedelissimi del boss, porterà lo sconquasso nella regione. Il dialogo è interamente riportato nell`informativa che, il 1 dicembre 2005, il dirigente della Squadra mobile reggina, Salvatore Arena, inviò al sostituto procuratore Roberta Nunnari e che il successivo 2 dicembre, fu trasmessa al pm del caso Fortugno, Giuseppe Creazzo. Ed è proprio questo rapporto, riemerso misteriosamente sei anni dopo la sua redazione, a riaccendere i riflettori sul caso. I nuovi dati hanno già messo in moto la commissione antimafia che, in un`interrogazione parlamentare, chiede perché la notizia di un così clamoroso annuncio non venne utilizzata e perché non s`intervenne per impedire l`omicidio del politico calabrese. Ora si muovono gli avvocati di Alessandro e Giuseppe Marcianò, ritenuti i mandanti del delitto, e di Domenico Audino e Salvatore Ritorto, gli esecutori, già condannati in primo e secondo grado all`ergastolo per la morte del vicepresidente del consiglio regionale. Una sentenza, che lontana dall`indicare il livello superiore dei mandanti sempre invocato dalla vedova di Fortugno, motiva l`omicidio col rancore provato da Alessandro Marcianò, caposala dell'ospedale di Locri, verso Fortugno "reo" di essere stato eletto al posto di Domenico Crea, di cui il caposala era grande elettore, che, comunque, non è mai stato coinvolto nell'inchiesta. L`avvocato Eugenio Minniti, difensore di Audino, parla anche a nome degli altri colleghi ed un intervista a TMNews dice: "Chiediamo alla suprema corte di cassazione di valutare attentamente un`informativa importante ai fini dell`indagine che negligentemente non è mai entrata nei fascicoli processuali". Dell`informativa dice "Si tratta di uno spunto investigativo interessante con i miei colleghi stiamo valutando le iniziative da adottare perché, a nostro avviso, va evidenziata l`incompletezza dell`attività investigativa dinanzi al nuovo scenario, che secondo noi esclude in maniera categorica che i nostri assistiti siano colpevoli". Le dieci pagine dell`informativa riportano i colloqui registrati a casa del potente boss Domenico Libri, alias Mico, amico di politici e massoni, tre giorni prima della morte del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria e descrivono, seppur implicitamente, i movimenti delle cosche reggine in vista di un imminente omicidio che è presentato come l`acme dell`attacco diretto all`allora governatore della Calabria, Agazio Loiero, già destinatario di proiettili e lettere minatorie. «Se l`è dimenticato, compare Fortugno», si sente dire dai suoi il capo `ndrangheta Micu Libri. Che replica: «A lui ammazzano, una sola cosa vi dico: dovete stare attenti che non succeda qualche cazzata, per il resto fate quello che volete». Al dialogo intercettato gli agenti riuscirono a dare un significato solo dopo il delitto. Interpellato da TMNews, il Procuratore capo Giuseppe Pignatone non entra nel merito della vicenda, ma ricorda come le intercettazioni contenute nell`informativa, da anni siano pubbliche perché inserite in un altro procedimento contro la cosca Libri, denominato "Testamento" e in corso di svolgimento al tribunale di Reggio Calabria. "Ho comunque chiesto alla polizia scientifica - informa Pignatone - di fare ulteriori verifiche sulle intercettazioni che sono di pessima registrazione, in modo tale da poter verificare meglio i contenuti di tutti i dialoghi e valutare le opportune conclusioni e ulteriori approfondimenti se ve ne sarà bisogno". Nessun commento, invece, da parte della vedova di Franco Fortugno, la deputata del Pd Maria Grazia Laganà che preferisce non esprimersi sugli ultimi sviluppi della vicenda.
TV: DOMANI PRESENTAZIONE MISS ITALIA NEL MONDO A REGGIO CALABRIA PARATA DI BELLEZZA DAL LUNGOMARE FALCOMATA' A PIAZZA INDIPENDENZA Reggio Calabria, 28 giu. - (Adnkronos) - La citta' di Reggio Calabria festeggia domani sera le 40 finaliste di Miss Italia nel Mondo con una manifestazione che si svolgera' alle 21 in Piazza Indipendenza nella stazione Lido. Sul lungomare di Falcomata', definito da Gabriele D'Annunzio "il chilometro piu' bello d'Italia", alle 21 prendera' il via la parata delle 41 miss che sfileranno lungo il corso per arrivare al palco di Piazza Indipendenza, dove una ad una verranno presentate in anteprima alla cittadinanza di Reggio Calabria. La serata, condotta da Domenico Milani e Marilena Alescio con la partecipazione di due cantanti e un attore comico, e' stata presentata con una conferenza stampa svoltasi stamattina nella sala della Biblioteca del Palazzo della Provincia. Presenti il Presidente del Consiglio provinciale Antonio Eroi, il vicesindaco della citta' Demetrio Porcino e il rappresentante Regionale Giuseppe Agliano. L'internazionalita' dell'evento, veicolo di un messaggio positivo per la Calabria, e' stato al centro dell'intervento del vicesindaco. "La riflessione in merito a questa manifestazione e' duplice - ha dichiarato Demetrio Porcino - In primo luogo, lancia un messaggio positivo per una terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Miss Italia nel Mondo contribuisce a rilanciare un'immagine di Reggio e a inserirla nei circuiti internazionali. La manifestazione riempie di contenuti il nostro turismo". "La seconda riflessione - ha poi aggiunto - riguarda l'anniversario del 150/esimo anno dell'Unita' d'Italia, che esalta il senso di appartenenza alla comunita'. Queste ragazze, attraverso la loro memoria, sono il segno di questa appartenenza alla loro terra d'origine". "La manifestazione ci apre al mondo, facendo scoprire i luoghi piu' belli della nostra regione - ha commentato Eroi - Regaleremo una serata allegra e spensierata ad una citta' e una regione con grandi difficolta': questo evento avra' ricadute positive anche per l'occupazione". "Siamo orgogliosi di avere a Reggio un evento eccezionale come questo, fortemente voluto dal presidente della regione Giuseppe Scoppelliti - ha detto Giuseppe Agliano - Assistiamo al ritorno in Calabria dopo tanti anni di una straordinaria carovana di miss".
CALCIO: NAZIONALE SU EX CAMPO 'NDRANGHETA, 13 LUGLIO SOPRALLUOGO FIGC Roma, 28 giu. - (Adnkronos) - Si svolgera' il 13 luglio un sopralluogo della Federcalcio a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, per definire i tempi e la modalita' dell'allenamento della nazionale di Cesare Prandelli. Lo ha reso noto oggi il presidente della Figc, Giancarlo Abete, dopo il consiglio federale. L'iniziativa parte dalla proposta di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, di portare la nazionale a giocare sul campo confiscato alla 'ndrangheta.
'NDRANGHETA: PROCESSO A CLAN PESCE, CHIESTE CONDANNE PER 126 ANNI (AGI) - Reggio Calabria, 28 giu. - Il sostituto procuratore distrettuale antimafia Roberto Di Palma, a conclusione del processo con rito abbreviato, ha chiesto pene per 126 anni di carcere per i 13 imputati nel processo "All inside" contro presunti affiliati alla cosca Pesce di Rosarno. La requisitoria, tenuta davanti al gup di Reggio Calabria, si e' conclusa nella tarda mattinata di oggi. Per i due personaggi al vertice del clan, vale a dire Vincenzo Pesce, 52 anni,, e Francesco Pesce, di 33, il pubblico ministero ha chiesto 20 anni di carcere; 14 anni sono stati chiesti invece per Domenico Arena, 12 per Salvatore Consiglio e Claudio D'Agostino; 8 anni di reclusione sono stati invocati dalla procura per Elvira Mubaraskina, 6 per Lucio Aliberti, Eligio Auddino e Rocco Carbone. Per Giovanni Romano sono stati chiesti 4 anni di carcere; tre, infine, gli anni proposti per Francesca Zungri e Lidia Arena. Di Palma ha anche chiesto al gup, con riferimento ai due Pesce, ad Arena, Consiglio, Giovinazzo e Mubaraskina, la misura di sicurezza della casa di lavoro per un periodo minimo di 2 anni. Per D'Agostino, Carbone e Romano, invece, la liberta' vigilata per un minimo di due anni. Infine, il magistrato ha sollecitato la confisca dei beni gia' sequestrati: tra questi la societa' di calcio A.S. Rosarno e Interpiana Cittanova; un capannone industriale e un supermercato a Rosarno; un'autovettura Mercedes.
GIUSTIZIA: MINISTRO ALFANO NON VA A CSM ED E' POLEMICA 'SOLO ANNUNCI E SI RISCHIA LASCIARE INTERE ZONE IN MANO MAFIA' (ANSA) - ROMA, 28 GIU - Solo annunci a cui non sono seguiti fatti e soprattutto una promessa non mantenuta, quella sulla cancellazione del divieto per i giovani magistrati di lavorare nelle procure, che ora rischia di bloccare il funzionamento della giustizia in intere regioni lasciandole alla merce' della criminalita' organizzata. Il Guardasigilli Angelino Alfano ''diserta'' il plenum straordinario del Csm che era stato convocato per un confronto a tutto campo sulle principali questioni che riguardano la giustizia. Sta per lasciare il suo incarico e dunque per il ''rispetto'' che nutre per il Csm reputa di ''maggiore valenza istituzionale'' un incontro con chi gli succedera', ha spiegato con una lettera inviata cinque giorni fa al vice presidente del Csm Michele Vietti. Ma i consiglieri che aspettavano questa occasione per discutere di nodi ''cruciali'', come quella delle procure non apprezzano affatto e danno sfogo a tutta la loro delusione per la ''sedia vuota'' lasciata da un ministro che non ha fatto quello che aveva annunciato e che soprattutto non ha mai voluto una vera interlocuzione con il Csm: ''in un anno abbiamo avuto l'opportunita' di dialogare con lui una sola volta'', dice Riccardo Fuzio, togato di Unicost. I piu' arrabbiati sono proprio i consiglieri togati, cioe' quelli che provengono dalla magistratura. Brucia soprattutto quella promessa rimasta lettera morta sui giovani magistrati che aveva fatto conquistare a Alfano otto mesi fa gli applausi del congresso dell'Anm e su cui il Csm e' tornato nei mesi scorsi a piu' riprese: una modifica necessaria la cui mancanza ''per anni impedir… il funzionamento della giustizia in Calabria, Sicilia e in Campania ma anche in tante zone del Nord'', avverte Roberto Rossi (Magistratura democratica). ''Il problema e' drammatico, e' un nodo cruciale per il funzionamento del sistema'' incalza Paolo Auriemma (Unicost) snocciolando le cifre disastrose della carenza di organico in magistratura: piu' di 1150 posti vuoti. ''Interi territori meridionali rischiano di essere abbandonati alla mafia'', denuncia Mariano Sciacca (Unicost).Le doglianze nei confronti del ministro non finiscono qui: ad allungare l'elenco ci pensa Francesco Vigorito (Md), che denuncia il rifiuto di Alfano di affrontare il tema delle circoscrizioni giudiziarie, l'episodicit… degli interventi in materia di informatica, l'inerzia sulla Scuola della magistratura e il fatto che non abbia speso una parola mentre altri esponenti di governo parlavano di ''magistrati padani''. E resta il problema di fondo della mancanza reale di interlocuzione:''la Confindustria ha avuto l'onore di poter esporre al ministro il proprio parere sulle modifiche al processo civile - nota ancora Fuzio - Al Csm non e' stato possibile dialogare con il ministro su temi rilevanti per la magistratura, come la responsabilita' civile dei magistrati, e per il Csm, come la riforma costituzionale della giustizia''.
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