Reggio Calabria, 29 nov. (Adnkronos) - ''Gli esperti concordano che le donne di 'ndrangheta sono ormai donne istruite che trasferiscono i latitanti e trattano l'acquisto di armi, gestiscono conti correnti, fanno operazioni finanziarie, vigilano sulle estorsioni, creano imprese. E, soprattutto, sono donne che educano i loro figli alla vendetta, che trasmettono loro i codici mafiosi. Madri che offrono all'esercito della 'ndrangheta una generazione cresciuta nell'illegalita' e che nell'illegalita' cerca e trova il proprio futuro''. Cosi' Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, e' intervenuta commentando i dati della ricerca ''L'altra meta' della 'ndrangheta'' che sono stati presentati oggi in un convegno che si e' tenuto a palazzo Campanella, sede del consiglio regionale della Calabria. L'idea dell'iniziativa, che ha premiato i temi degli studenti reggini che hanno partecipato al concorso, e' nato quando la parlamentare ha visto le immagini di un gruppo di donne urlando davanti alla questura di Reggio Calabria ''avete preso un uomo di pace'' all'arresto del boss Giovanni Tegano. Golfo ha ricordato le figure delle donne che hanno invece scelto di collaborare con la giustizia come Rita Di Giovine che ha parlato ai magistrati di sua zia come un ''generale in gonnella'' e di sua madre come un boss, che avevano fatto solo credere agli uomini di comandare.
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