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lunedì 8 agosto 2011

Regione: avviato l’aggiornamento del Piano di assetto idrogeologico (Pai)


L’assessore regionale ai Lavori Pubblici Giuseppe Gentile – informa una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale -, su espressa delega del presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, ha convocato il Comitato istituzionale, che ha approvato l’avvio delle procedure finalizzate all’aggiornamento del Piano di assetto idrogeologico. Il Pai, strumento di pianificazione a carattere sovraordinato, rispetto agli strumenti urbanistici comunali contiene le perimetrazioni delle aree a rischio di frana, di alluvione e di erosione costiera, caratterizzate da quattro livelli di rischio. Per i livelli R3 ed R4 (rischio elevato e molto elevato) le relative misure di salvaguardia impongono il divieto assoluto di nuova edificazione. In quest’ottica il Pai rappresenta un elaborato tecnico di programmazione territoriale  di elevata qualità, fondamentale per gli Enti locali. Nel corso degli ultimi anni l’azione tecnico-amministrativa dell’Autorità di Bacino regionale è andata via via rallentando, a scapito dei livelli d’incisività e dinamicità che ne avevano contraddistinto la fase di strutturazione iniziale; ciò, sia per la drastica riduzione del personale che per l’inadeguatezza delle norme  di funzionamento. Durante l’incontro è stato evidenziato che gli ambiti di criticità hanno determinato, oltre al citato rallentamento dell’azione amministrativa, anche il mancato aggiornamento del Pai, che assolve al proprio ruolo di “governance” del territorio, in relazione alla difesa del suolo, solo se soggetto periodicamente a revisione ed al recepimento delle trasformazioni del territorio.
“Parallelamente alle attività di aggiornamento del Pai – ha evidenziato l’assessore Gentile durante i lavori del Comitato - è necessario prevedere una serie di azioni mirate a normalizzare alcune attività la cui competenza è a capo dell’Autorità di Bacino. In particolare – ha affermato l’assessore ai Lavori pubblici - dovranno completarsi tutte le istruttorie riguardanti il rilascio delle concessioni di derivazione di acque pubbliche. Infatti, il parere di competenza dell’Autorità di Bacino costituisce, un endo-procedimento dell’iter amministrativo complessivo, in carico agli uffici istruttori competenti della Regione (grandi derivazioni) e delle Province (piccole derivazioni). Tale adempimento, inoltre, ricade in un quadro normativo assolutamente deficitario a livello locale: la Calabria, ad oggi, è rimasta l’unica regione priva di una legge/regolamento regionale, che normi adeguatamente il settore e che funga da riferimento. Pertanto – ha aggiunto Gentile -  per uniformare, su base regionale, le procedure di rilascio dell’autorizzazione è stata predisposta una domanda-tipo di concessione di derivazione, valida per tutte le Province, alla quale rigidamente tutti i richiedenti, e di riflesso tutti gli uffici istruttori degli enti concedenti, si dovranno attenere. Ciò per garantire, di fatto, una sorta di pre-istruttoria amministrativa, nelle more dell’approvazione della legge/regolamento regionale sulle concessioni di derivazione”. Secondo l’assessore gentile “dovrà, inoltre, essere  redatto il Piano di gestione delle acque del distretto idrografico dell’Appennino meridionale, per come previsto dalla direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio che determini un quadro comunitario per la protezione delle acque e assicuri la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, agevolando l'utilizzo idrico sostenibile. Tale normativa è stata recepita in Italia nel D.Lgs. n. 152/2006. Analogamente a quanto previsto per le acque– ha sottolineato Gentile –, la direttiva 2007/60/CE, recepita dal D.Lgs. 49/2010,  impone la redazione di un Piano di Gestione delle Alluvioni. Anche in questo caso, come per il Piano di Gestione delle acqua, il mancato rispetto delle scadenze previste nella sua approvazione avrebbe come conseguenza certa l’avvio di una procedura d’infrazione da parte della Comunità Europea a carico dell’Italia, quale Stato inadempiente”. Al termine dell’incontro, l’assessore regionale ai Lavori pubblici, dopo aver ringraziato gli intervenuti, ha posto l’accento sulle strategie che negli ultimi mesi ha voluto perseguire e sui ragguardevoli risultati raggiunti. “Anche in questo contesto – ha dettoGentile- siamo sicuri che l’Autorità di Bacino potrà diventare una struttura snella e dinamica capace di dare risposte, in tempi brevi, a tutti i quesiti che puntualmente vengono posti”.
Le motivazioni che rendono urgente l’avvio delle procedure di aggiornamento, illustrate durante la riunione dal segretario regionale dell’Autorità di Bacino, Salvatore Siviglia, possono essere cosi riassunte: mutamento ambientale e trasformazioni territoriali. Dal 2001 ad oggi, il contesto ambientale regionale relativo allo stato di dissesto dei versanti ed alle condizioni di sicurezza idraulica del reticolo idrografico ha subito radicali mutamenti. In particolare nelle ultime due stagioni invernali, le emergenze diffuse su tutto il territorio regionale, sancite dalle Opcm 3734/2009, 3741/2009, 3862/2010 e 3918/2010, hanno determinato condizioni di criticità dei bacini idrografici calabresi che non possono non essere recepite dal Pai. A ciò si aggiungono le mutate condizioni di equilibrio delle spiagge calabresi colpite dal fenomeno dell’erosione costiera; carenze tecniche, metodologiche e di contenuti. Il Pai fu redatto nel rispetto degli atti d’indirizzo emanati dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile e con la tempistica imposta dal D.L. 180/98 (1 anno circa). In particolare i tempi ristretti per la sua approvazione imposero  l’assunzione di semplificazioni metodologiche che, se potevano essere considerate accettabili nella fase iniziale della pianificazione di settore, non possono più esserlo oggi, a 10 anni di distanza dalla definitiva approvazione del Pai.
Mutamento del quadro normativo. Come detto, l’aggiornamento del Pai, oltre ad essere previsto dalle norme tecniche, dovrà avvenire, anche per rispettare alcuni obblighi derivanti dall’applicazione di nuove normative; come la direttiva 2007/60/CE, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, e la L.R. 19/2002 riguardante le procedure per la formazione ex novo degli atti di pianificazione territoriale. In quest’ultimo caso, considerato il carattere sovra ordinatorio del Pai (richiamato dalla stessa Legge regionale), il recepimento di un Piano di assetto idrogeologico non aggiornato nei Piani strutturali comunali, in via di formazione, comporterebbe errori di valutazione sistematici nell’apposizione di vincoli inibitori sul territorio con conseguenze gravi per lo sviluppo della Regione.

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