Vertice G7. I ministri finanziari del G7 si consulteranno telefonicamente questa sera o domani per discutere della situazione dei mercati. Alla conferenza telefonica parteciperanno anche i governatori delle banche centrali dei singoli Paesi. Il downgrade del rating degli Stati Uniti ha infatti aggiunto una dimensione globale alla crisi del debito dell’eurozona, rendendo più stringente la necessità di un coordinamento internazionale. «Il G7 – hanno riferito le fonti europee – discuterà per telefono. Non è ancora confermato se sarà in una sola fase o in due, stasera e domani». Intervistato alla radio questa mattina, il ministro delle Finanze francese, Francois Baroin, che presiede G7 e G20 sotto la presidenza francese, ha affermato che è ancora troppo presto per dire se ci sarà o meno una riunione di vertice. Secondo calendario, i ministri e i banchieri centrali dovrebbero incontrarsi a inizio settembre a Marsiglia.
Il dipartimento guidato da Timothy Geithner ha ricevuto la bozza della decisione dell’agenzia di rating venerdì alle 13.30. E l’esame, che si è protratto per ore con la risposta che è stata inviata alle 16.00 (ore 22.00 italiane), si è tradotto in un’accusa: S&P ha commesso un errore da 2.000 miliardi di dollari. L’agenzia ha ritardato la diffusione del comunicato che poi è stato reso pubblico nella notte.
Il «downgrade riflette la nostra opinione» sul piano di risanamento che non è adeguato a quanto «sarebbe necessario per stabilizzare nel medio-termine il debito» afferma Standard & Poor’s, sottolineando che «l’efficacia, la stabilità e la prevedibilità della politica americana si è indebolita in un momento» in cui le sfide fiscali ed economiche aumentano. Il tetto del debito – evidenza il presidente del comitato di valutazione di S&P, John Chambers – doveva essere alzato prima per evitare il downgrade.
La decisione di Standard & Poor’s potrebbe avere – secondo gli osservatori – un effetto più psicologico che pratico. Moody’s e Fitch hanno mantenuto il rating di tripla A per gli Stati Uniti e il downgrade di una sola agenzia è più gestibile. I titoli del Tesoro sono rimasti stabili negli ultimi giorni e considerati dagli investitori un investimento sicuro anche in seguito alla crisi del debito europea. Ma il taglio del rating delle ripercussioni potrebbe averle aumentando la mancanza di fiducia nel sistema politico e causando il downgrade di aziende e stati, per i quali i costi di finanziamento potrebbero salire.
La maggiore preoccupazione è verificare se la decisione avrà un impatto sull’appetito degli investitori esteri per il debito americano. Nel 1945 i creditori esteri detenevano solo l’1% del debito americano, ora ne controllano il 46%.
La Cina, subito dopo il taglio del rating deciso da S&P’s, ha condannato la «miope» disputa politica avutasi negli Usa sul debito. «La Cina, il più grande creditore dell’unica superpotenza mondiale, ha tutto il diritto – si legge in un durissimo commento diffuso dall’agenzia Nuova Cina – di chiedere oggi agli Stati Uniti la soluzione dei problemi di debito strutturali e garantire la sicurezza degli asset cinesi denominati in dollari».
«Bisogna chiedere un incontro immediato con il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, con il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e con il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker – sottolineano in una nota i due eurodeputati – per discutere l’attuale situazione e conoscere la strategia che l’Unione Europea vuole intraprendere in questo momento di acuta difficoltà della moneta unica». «La situazione è altamente drammatica e richiede decisioni efficaci e tempestive, mentre finora le istituzioni ed i governi europei hanno reagito in modo lento ed inadeguato. Inoltre – osservano ancora Pittella e Domenici – è necessario, in una fase come questa, il coinvolgimento del Parlamento Europeo, l’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini europei».
Il dipartimento guidato da Timothy Geithner ha ricevuto la bozza della decisione dell’agenzia di rating venerdì alle 13.30. E l’esame, che si è protratto per ore con la risposta che è stata inviata alle 16.00 (ore 22.00 italiane), si è tradotto in un’accusa: S&P ha commesso un errore da 2.000 miliardi di dollari. L’agenzia ha ritardato la diffusione del comunicato che poi è stato reso pubblico nella notte.
Il «downgrade riflette la nostra opinione» sul piano di risanamento che non è adeguato a quanto «sarebbe necessario per stabilizzare nel medio-termine il debito» afferma Standard & Poor’s, sottolineando che «l’efficacia, la stabilità e la prevedibilità della politica americana si è indebolita in un momento» in cui le sfide fiscali ed economiche aumentano. Il tetto del debito – evidenza il presidente del comitato di valutazione di S&P, John Chambers – doveva essere alzato prima per evitare il downgrade.
La decisione di Standard & Poor’s potrebbe avere – secondo gli osservatori – un effetto più psicologico che pratico. Moody’s e Fitch hanno mantenuto il rating di tripla A per gli Stati Uniti e il downgrade di una sola agenzia è più gestibile. I titoli del Tesoro sono rimasti stabili negli ultimi giorni e considerati dagli investitori un investimento sicuro anche in seguito alla crisi del debito europea. Ma il taglio del rating delle ripercussioni potrebbe averle aumentando la mancanza di fiducia nel sistema politico e causando il downgrade di aziende e stati, per i quali i costi di finanziamento potrebbero salire.
La maggiore preoccupazione è verificare se la decisione avrà un impatto sull’appetito degli investitori esteri per il debito americano. Nel 1945 i creditori esteri detenevano solo l’1% del debito americano, ora ne controllano il 46%.
La Cina, subito dopo il taglio del rating deciso da S&P’s, ha condannato la «miope» disputa politica avutasi negli Usa sul debito. «La Cina, il più grande creditore dell’unica superpotenza mondiale, ha tutto il diritto – si legge in un durissimo commento diffuso dall’agenzia Nuova Cina – di chiedere oggi agli Stati Uniti la soluzione dei problemi di debito strutturali e garantire la sicurezza degli asset cinesi denominati in dollari».
«Bisogna chiedere un incontro immediato con il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, con il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e con il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker – sottolineano in una nota i due eurodeputati – per discutere l’attuale situazione e conoscere la strategia che l’Unione Europea vuole intraprendere in questo momento di acuta difficoltà della moneta unica». «La situazione è altamente drammatica e richiede decisioni efficaci e tempestive, mentre finora le istituzioni ed i governi europei hanno reagito in modo lento ed inadeguato. Inoltre – osservano ancora Pittella e Domenici – è necessario, in una fase come questa, il coinvolgimento del Parlamento Europeo, l’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini europei».
Il Messaggero.it
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