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mercoledì 10 agosto 2011

Arresto Pesce: le ultime news

REGGIO CALABRIA: MUSEO 'NDRANGHETA E LIBERA INSIEME A SOSTEGNO PIGNATONE Reggio Calabria, 10 ago. (Adnkronos) - Tre azioni a sostegno del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, che sta subendo pesanti accuse dal capitano dei carabinieri arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa Saverio Spadaro Tracuzzi, saranno messe in campo a partire dalla prossima settimana dal museo della 'ndrangheta insieme all'associazione Libera. La prima e' un libro bianco con il resoconto delle attivita' della procura, che i promotori chiederanno di sottoscrivere alle istituzioni, alle associazioni, movimenti e societa' civile. Seguira' un piano della comunicazione ''che abbia il centro il tema della disinformazione, tipica di questi tentativi di delegittimazione'', spiega il direttore del museo della 'ndrangheta Claudio La Camera. Infine sara' promossa una giornata di approfondimento sull'informazione.

'NDRANGHETA: PESCE, COSCA CON RAMIFICAZIONI A MILANO E ALL'ESTERO (AGI) - Reggio Calabria, 10 ago. - Le loro ramificazioni arrivano al Nord Italia, a Milano in particolare, ma sono capaci di intrattenere anche rapporti all'estero. La cosca Pesce e' una 'ndrina storica, resa ancora piu' forte da alleanze consolidate e da affari di ogni genere: dal porto di Gioia Tauro alle estorsioni, dal traffico di droga agli interessi imprenditoriali. E' questo l' impero guidato da Francesco Pesce, il giovane boss arrestato ieri dai carabinieri in un bunker con tutti i confort. A 33 anni guidava una delle cosche piu' potenti, dopo che il padre Antonino Pesce lo ha indicato come suo successore. Finito in carcere, dove e' tutt'ora detenuto, Antonino Pesce, detto "Testuni", ha scritto in una lettera indirizzata alla moglie la sua volonta' di vedere Francesco a capo della famiglia. E cosi' e' stato. I Pesce sono alleati con la cosca dei Bellocco e sono anche vicini a clan di primo piano, dai Piromalli ai Mancuso ai Mole'. Un intreccio di rapporti che ha contribuito a favorire un'ascesa importante nel panorama criminale. Salvo, pero', dovere fare i conti con le ultime operazioni delle forze dell'ordine che hanno assestato un duro colpo alle 'ndrine reggine e ai Pesce in particolare, anche con il sequestro di diverse decine di milioni di euro. E' il caso dell' operazione "All Inside" che, ad aprile del 2010 porto' all'esecuzione di 40 fermi nei confronti del clan Pesce; poi "All Inside 2" con l'arresto di altri 24 esponenti. Un secondo filone di indagine che sarebbe scaturito dalle dichiarazioni di Giuseppina Pesce, figlia di Salvatore Pesce, la quale aveva deciso di collaborare, svelando retroscena e affari della famiglia, fino a ritrattare tutto e a chiudere la breve collaborazione con la giustizia. Appena un mese fa, infine, con l'operazione "Crimine 3" sono finiti in carcere esponenti dei Pesce accusati di avere partecipato ad un cartello internazionale per il traffico di sostanze stupefacenti. Fino all'arresto di "Ciccio Testuni", il trentatreenne che da padre ha ereditato anche il soprannome, che ora potrebbe costringere la cosca a riorganizzare gli assetti e a individuare un nuovo capo.
NDRANGHETA:PIGNATONE,TRIBUNALI PIENI ACCUSE FATTE DA MAFIOSI (ANSA) - REGGIO CALABRIA, 10 AGO - ''Come sapete, c'e' per ora notevole clamore a seguito di due lettere del detenuto Spadaro Tracuzzi. Da un comunicato del Procuratore di Santa Maria Capua Vetere sappiamo che c'e' un'indagine. Non sappiamo altro. Da parte nostra c'e' ovviamente il massimo rispetto dell'indagine condotta da quella Procura''. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, a margine di una conferenza stampa circa l'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere dopo l'esposto presentato dal capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione magiofa e detenuto nel carcere campano. ''Abbiamo anche trasmesso, di nostra iniziativa - ha aggiunto Pignatone - alcuni atti che riteniamo siano utili. Aspettiamo convinti che, come ho gia' detto, la correttezza e la linearita' dell'operato della Procura di Reggio e della Polizia giudiziaria di Reggio, specie dei vertici, della cui collaborazione io mi onoro, sara' chiarito al di la' di ogni dubbio. Io non voglio parlare qui dell'indagine. Ora voglio fare un discorso piu' in generale. Gli archivi dei Tribunali, del Palazzi di giustizia siciliani, calabresi, campani, milanesi, sono pieni di accuse di mafiosi di ogni genere, da Salvatore Riina e cosi' a scendere che parlano di torture, di violenze, di trattamenti inumani, di dichiarazioni estorte, di violazione delle regole. Ci sono archivi pieni. Tutti sapete come finiscono queste cose''. ''Nessuno - ha proseguito - si e' mai sognato di chiedere, non dico a Falcone e Borsellino, ma anche il piu' anonimo dei giudici siciliani, calabresi, napoletani, di rispondere a queste accuse sui giornali, di intavolare una specie di 'porta a porta' provinciale per cui oggi il detenuto X dice una cosa, il Procuratore o il Giudice per le indagini preliminari ne dice un'altra, poi interviene, per esempio qualche altra persona eccetera eccetera. Poi spunta un altro detenuto per mafia, per omicidio, per chissa' che cosa e facciamo un dibattito. Questo, finora, a mia conoscenza non e' mai avvenuto. Le risposte a queste cose vanno date nei processi e secondo le regole dei processi. Processi che hanno portato a condanne, possono portare anche all'assoluzione dell'imputato insomma a diversi esiti''. ''Si e' visto - ha concluso - che le indagini vanno avanti come prima, senza guardare in faccia nessuno; senza pregiudizi ne' positivi, ne' negativi. Noi non facciamo le indagini perche' ce lo dicono i giornali o chi dei vari organi di stampa si senta. Ne' ci fermiamo perche' ci rendiamo conto che queste indagini sono sgradite a qualcuno''.

'NDRANGHETA:ARRESTO PESCE;IN LETTERA PADRE EREDITA' DA BOSS (ANSA) - ROSARNO (REGGIO CALABRIA), 10 AGO - Il ruolo di capo indiscusso della cosca di 'ndrangheta ricoperto da Francesco Pesce e' stato suggellato dal padre, Antonino Pesce, in una lettera indirizzata alla madre del boss arrestato ieri a Rosarno. Nella missiva l'anziano capostipite della cosca, ormai detenuto da diversi anni, raccomandava alla moglie di dire ai suoi fratelli di lasciare tranquillo e rispettare le decisioni di Francesco in quanto questi avrebbe pensato a ''tutta la famiglia''. Francesco Pesce, inoltre, come emerso dall'operazione 'All Clean', compiuta dai carabinieri e dai militari della Guardia di Finanza, che ha portato al sequestro di beni per un valore di 200 milioni di euro, rappresentava anche il volto imprenditoriale della propria cosca
'NDRANGHETA: PESCE SORPRESO MENTRE BRUCIAVA "PIZZINI" (AGI) - Reggio Calabria, 10 ago. - Un nascondiglio perfetto, che gli aveva permesso di non allontanarsi dalla "sua" Rosarno. Francesco Pesce, capo dell'omonima cosca reggina, non aveva alcun problema nel continuare a gestire i propri affarri nonostante la sua latitanza. Lo dimostrano anche alcuni foglietti, probabilmente dei "pizzini", che il trentatreenne stava bruciando quando ieri sera sono arrivati i carabinieri. Infatti, i militari dell'Arma avevano avviato una serie di carotaggi nella zona, convinti della presenza di un bunker. E quando Pesce ha dovuto fare i conti con l'arrivo dei militari, ha dato fuoco a quei fogli. Documenti che sono stati affidati ai militari della sezione scientifica che, utilizzando le piu' moderne tecnologie, potranno recuperare parte del contenuto. Nel corso della perquisizione del nascondiglio del boss, sono stati inoltre rinvenuti e sequestrati diversi documenti che da una prima lettura sembrerebbero molto interessanti ed utili per la prosecuzione delle indagini sulla 'ndrangheta e sulla cosca Pesce. A favorire la latitanza del capo clan, anche l'utilizzo di un impianto di 16 telecamere a circuito chiuso con attivazione ad infrarossi che, probabilmente, hanno fatto comprendere a Francesco Pesce la necessita' di bruciare i "pizzini" che aveva con se'. Nel bunker, inoltre, non mancavano le comodita' quali l'aria condizionata e due tv lcd, internet, Tv con parabola. Nutrita era anche la dispensa che conteneva, a parte i generi alimentari di prima necessita', anche vini pregiati, champagne, salumi e formaggi calabresi.

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