In questi giorni si parla molto di aste delle frequenze televisive. Sono in corso due eventi particolari che modificheranno, speriamo in meglio, l'uso delle telecomunicazioni. Uno riguarda lo sviluppo della trasmissione dati in mobilità con il 4G, cioè la banda ultralarga con i cellulari, l'altro è riferito all'assegnazione di 6 frequenze ad altrettante emittenti televisive digitali.
Le concessioni vengono assegnate, dichiara Pietro Giordano Segretario Generale di Adiconsum, però, con modalità diverse. Quelle destinate alla telefonia mobile vengono assegnata attraverso un'asta a rialzo fra le aziende (Telecom, Wind, Vodafone e H3g), attualmente in corso, quelle per i programmi televisivi vengono invece regalate attraverso il "beauty contest", una modalità che valuta i progetti editoriali ed assegna le frequenze ai migliori (i soliti noti).
Tale atteggiamento è inspiegabile, continua Giordano, ed inconcepibile in un Paese che ha bisogno di coprire l'enorme debito pubblico. Nel resto d'Europa le frequenze sono un bene pubblico ed il loro utilizzo viene sempre pagato dalle aziende che le utilizzano, garantendo un alto reddito allo stato e quindi ai cittadini. In questo periodo di crisi e con la necessità di manovre economiche pesanti e dolorose per i consumatori è impensabile, come si è scelto di fare in Italia, regalare frequenze televisive che potrebbero garantire diversi miliardi di euro.
Adiconsum ritiene indispensabile che il Parlamento approvi gli emendamenti alla manovra economica che prevedono l'abolizione del "beauty contest" proponendo di introdurre il metodo dell' asta anche per la televisione nazionale, il cosiddetto dividendo interno. Se ne ricaverebbe non meno di un miliardo di euro, o forse anche due, tenuto conto dei rialzi.
Le frequenze sono un bene pubblico e devono essere assegnate senza discriminazioni a vantaggio dei cittadini e non di aziende televisive private di qualsiasi proprietà siano, che ne usufruiranno gratuitamente facendo al contempo raccolta pubblicitaria.
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