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mercoledì 31 agosto 2011

ADICO: le news

Tartassati dal ‘Grande esattore’. Buoni risultati, ma quanti errori

31 agosto 2011
Sotto la direzione di Attilio Befera e la strategia del ministro Giulio Tremonti, che si serve della struttura per raccontare in Europa che lui la lotta all’evasione fiscale la fa davvero, Equitalia è diventato un pervicace tartassatore di cittadini (molti) ed evasori fiscali (alcuni). Si stimano in 18 milioni le cartelle esattoriali che ogni anno l’ente controllato dall’Agenzia delle Entrate (51 per cento) e dall’Inps (49 per cento) invia alle famiglie italiane. Sono dati comunicati dall’ente ma contestati da osservatori e associazioni consumatori.
In quella massa di ingiunzioni ci sono contestazioni sul tenore di vita dichiarato, errori formali sul “730″, multe stradali non pagate, ma anche contributi previdenziali non versati da parte di aziende medio-piccole oggi sull’orlo della chiusura. Le contestazioni sono di diversa natura e l’onere della prova – capovolgendo il percorso del diritto naturale – spetta sempre al cittadino contestato. Chi riceve la “cartella” deve dimostrare in fretta di aver ragione, recuperare pezzi di carta vecchi anche dieci anni perché dopo 60 giorni scattano le sanzioni fiscali, cui poi si sommano gli aggi, le more, le percentuali quotidiane di crescita della cifra dovuta. Una multa da 38 euro dieci anni dopo è una cartella esattoriale da 363,53 euro.
Spesso la notifica della contestazione di Equitalia avviene a indirizzi sbagliati, non c’è la firma dell’interessato, eppure la macchina fiscale non si ferma e aziona gli strumenti straordinari di cui è stata dotata: fermo amministrativo dell’auto con cui si circola e si lavora (le ganasce fiscali), ipoteca su un pezzo della prima casa, sulla casa intera, blocco o prosciugamento dei conti correnti, richiesta al datore di lavoro del quinto di stipendio. I poteri di Equitalia sono ampi, probabilmente smisurati, tanto che l’ex ministro Vincenzo Visco, che l’ha inventata unificando quaranta riscossori privati presenti in Italia sotto un unico tetto pubblico (Riscossione spa), oggi dichiara: “Così cattiva io non l’ho mai pensata”.
La struttura nel 2010 ha recuperato, contro i 3 miliardi e 800 milioni di euro del 2005, 8,9 miliardi (è il 130 per cento in più), ma sconta una buona quantità di errori e un buon numero di ingiustizie. Si segnalano “liti temerarie” che i giudici iniziano a sanzionare, possibilità di difese negate, restrizioni da applicare a una sola persona (la porzione del parcheggio di casa sequestrato) allargate invece all’intero condominio (parcheggio pignorato a tutti), appartamenti ipotecati nonostante il proprietario l’avesse venduto e in generale un atteggiamento da “carro bestiame” nei confronti del cittadino chiamato a rispondere della presunta evasione: lo si può quotidianamente verificare negli uffici delle varie Agenzie delle Entrate e della stessa Equitalia.
E’ dalla scorsa primavera che attorno all’ente di Befera – i suoi metodi, le sue funzioni – si è levato un forte dibattito. Ci sono stati assalti a sedi di Roma, Genova e Torino e nel Nord-Est un esattore è stato sequestrato. La Lega Nord ha addossato a Equitalia la sconfitta al Nord nelle ultime elezioni amministrative e ha ottenuto di non far pagare le multe per le quote latte ai produttori della sua base. Il ministro Tremonti ha accolto alcune proteste togliendo a Equitalia il controllo delle sanzioni stradali (dal 2012 torneranno ai Comuni) e la possibilità di ipotecare la prima casa per debiti inferiori ai 20mila euro.
Attilio Befera ha imposto un fermo all’attività a rischio mediatico e ha bloccato le interviste complesse (anche al sito delle inchieste di Repubblica.it, che gli aveva offerto la possibilità di spiegare). L’ex manager privato diventato primo consigliere di Tremonti vuole portare a termine la riforma che dal primo ottobre trasformerà le sedici Equitalia territoriali in tre macrostrutture dotate di un ulteriore potere straordinariamente oppressivo: trascorsi sessanta giorni dal debito riconosciuto dall’Agenzia delle entrate non ci sarà bisogno di formare una cartella esattoriale per far partire la contestazione formale. Il debito sarà subito contestabile.
Di Corrado Zunino
La repubblica.it

Colpo alle pensioni d´anzianità: naia e università non contano più

30 agosto 2011
Quello sui banchi dell’università è “tempo sprecato”? Ai fini pensionistici almeno in parte da oggi lo è: con un colpo di coda la temuta manovra di fine estate va infatti ad abbattersi proprio sulle pensioni e lo fa scorporando gli anni di università o di servizio militare da quelli utili ai fini del conteggio di anzianità. Che cosa significa? Per andare in pensione anticipata (prima dell’età prevista) serviranno 40 anni di contributi “effettivi”, escludendo dunque quelli relativi al corso di laurea (eventualmente riscattati) o alla naia.
Per chi ha riscattato gli anni di laurea e quello del servizio militare non basteranno più i 40 di contributi, indipendentemente dall´età anagrafica, per lasciare il lavoro. Quegli anni conteranno sì ai fini del calcolo dell´importo dell´assegno pensionistico, ma non per l´accesso alla quiescenza. Nei fatti – quello deciso ieri dal governo – è un aumento dell´età pensionabile da un anno a quattro e oltre a seconda del corso di laurea. Va aggiunto, inoltre, che già oggi chi matura i requisiti per andare in pensione raggiungendo i 40 di versamenti deve aspettare 15 mesi (sono 12 per gli altri) perché si apra la relativa “finestra” per abbandonare il lavoro. Il provvedimento non si applica a chi ha svolto un´attività usurante.
Non si tratta, ovviamente, di una riforma del sistema pensionistico – conclude il presidente dell’Adico, Carlo Garofolini – ma di un provvedimento deciso per finanziare l’abolizione del contributo di solidarietà.

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