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mercoledì 9 febbraio 2011

L'approfondimento: la testimonianza

Tiberio Bentivoglio, un imprenditore distrutto che ha trovato il coraggio di lottare con coscienza critica. Il suo secco NO alla 'ndrangheta ci fa sentire più vicini all'episodio che oggi lo ha colpito.  
Ecco la sua testimonianza, in un discorso tenuto nel settembre 2010 alla serata inaugurale del progetto ReggioLiberaReggio a Villa San Giovani. 
In opportunità della giornata del 25 settembre scorso, desidero esprimervi sia la gratificazione che la contezza  di essere stato uno di quei tanti che hanno scelto di partecipare a quella grande manifestazione, per gridare il  “” No alla Ndrangheta “”. Il no alla Ndrangheta io lo avevo già fatto 20 anni fa e lo continuo a fare, l’ho fatto sin dal primo momento, senza mai scendere a compromessi con la malavita, l’ho fatto con risoluzione e convinzione, l’ho fatto  per poter proseguire sempre a testa alta.
La mia scelta, ha determinato molta rabbia tra i mafiosi, per questo sono stato colpito più volte, per questo sto ancora pagando amaramente le conseguenze, ogni attentato che la mia attività ha subito, ha lasciato delle ferite indelebili sia economicamente che psicologicamente nella mia famiglia, ma nessuno di questi colpi, mi ha fatto smarrire la strada della Legalità.
Ho creduto e credo fortemente, che la ndrangheta non si spaventa di questi cortei, non si spaventa dei nostri raduni e del nostro stare insieme, non si spaventa delle nostre grida, non si spaventa  neanche della doverosa nostra solidarietà che più volte abbiamo condiviso e offerto ai valorosi servitori dello Stato, delle istituzioni e del giornalismo, che in prima fila si espongono continuamente.
La ndrangheta, ha paura solo ed esclusivamente della nostra DENUNCIA, non mi sto rivolgendo solamente ai commercianti o a qualsiasi altro imprenditore che continua a sottostare alle angherie, mi sto rivolgendo a tutti NOI, nessuno escluso, a tutti noi, quando non riusciamo a distaccarci dalla remissività  e  ubbidienza verso i signori del male, a tutti noi quando rimaniamo indifferenti e inermi  davanti ai soprusi, a tutti noi quando deleghiamo agli altri il cosa fare per combattere questo grande male.
Oggi,  non bisogna urlare contro i mafiosi,  oggi, tutti insieme, mettendo da parte ogni ideologia, dobbiamo mettere la propria faccia. Basta, con le parole, le prediche, le passerelle. Basta con le promesse.
Nello stesso tempo dobbiamo pretendere che i Politici attuino leggi più rigorose contro la Ndrangheta, perché ci siamo stancati di vivere assieme ai Mafiosi, ci siamo stancati dei patteggiamenti e riduzioni a chi ha commesso gravi reati, ci siamo stancati di vedere  mafiosi  curati nelle migliori cliniche, chi è stato condannato per il 416 bis non ha diritto di tornare in libertà in così poco tempo.
Perché ancora oggi, chi mi ha messo la bomba, chi mi ha bruciato il furgone ed il negozio, chi ha distrutto la mia azienda, è ancora libero, sta ancora passeggiando  per le strade della nostra città, era in mezzo a tutta quella gente del 25 settembre sul corso Garibaldi di Reggio Calabria. Perché in mezzo a quella tanta brava gente ho visto, tanti mafiosi, tanti conniventi, tante persone che cercano di lavarsi la coscienza, parlando di antimafia, facendo finta di combatterla, facendo finta di puntare il dito contro i mafiosi e subito dopo li prendono a braccetto.
Si, …. vi erano anche le tante Istituzioni sane in quel corteo.
E proprio a loro che mi voglio rivolgere chiedendo con forza, con rabbia e a volte con disperazione: siate  vicini concretamente  a chi  è  vittima, non rifugiatevi dietro la burocrazia rimandando gli aiuti a chi l’antimafia l’ha fatta e la continua a fare sulla propria pelle, facendo così non fareste altro che applaudire il Mafioso e a renderlo sempre più forte.
Quindi i Fatti non le Parole. E uno di questi fatti è senza dubbio questa iniziativa di “REGGIOLIBERAREGGIO”, essa è la proposta più concreta che fino ad oggi è stata fatta in questa terra Calabrese, a questa campagna antiracket bisogna aderire compatti sia da semplici cittadini che da commercianti. Occorre attuare un passaparola tra gli amici e conoscenti, bisogna incoraggiare i titolari dei negozi dove facciamo i nostri acquisti,  è giunta l’ora di uscire dal grigiore, in poche parole se non si è collusi, se non si è mafiosi, se non si è prestanome, se veramente non si paga questo pizzo, bisogna non solo dirlo, ma dimostrarlo.
E poi, Sosteniamo con forza chi ha Denunciato, solo così possiamo sperare che  altri lo facciano.
Sostenere significa soprattutto, non andare a fare i nostri acquisti nei negozi dei mafiosi, bensì in tutti quei commercianti che espongono il logo antiracket, dove troviamo scritto  “La libertà non ha Pizzo”
RIPULIAMO questa città.  Dimostriamo al Ndranghetista che questa terra non gli appartiene più.
Egli deve vedere in ognuno di  NOI  un  NEMICO.
Egli deve smettere di nascondersi dietro le Istituzioni, dietro le divise, dietro le tonache, dietro i camici, dietro le scrivanie del potere.
NOI  li dobbiamo Stanare…    NOI  LI  DOBBIAMO  DENUNCIARE
NOI  DOBBIAMO  COLLABORARE   FATTIVAMENTE   CON  LE   FORZE    DELL’ORDINE   DOBBIAMO   A   TUTTI   I   COSTI   DIVENTARE    I  RIVALI   DEI   'NDRANGHETISTI".
(da www.reggioliberareggio.org)

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