E’ finita dietro le sbarre
del carcere di Monza la latitanza di Giuseppe Cacciola nato a Cinquefrondi il
12 marzo 1981 e residente a Rosarno (RC).
Ieri pomeriggio, all’uscita di un grosso centro commerciale di Paderno
Dugnano (MI), i carabinieri di Desio e di Paderno Dugnano lo hanno riconosciuto
e arrestato. Nei suoi confronti pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dall’Ufficio del GIP del Tribunale di Palmi – dottor Flavio
Accurso, con la quale, insieme ai suoi genitori già in carcere, è accusato di un brutale crimine nei confronti
della sorella Maria Concetta. Trentuno anni, testimone di giustizia, era figlia
del cognato del boss Gregorio Bellocco
e moglie di Salvatore Figliuzzi. La
“colpa” di Maria Concetta era quella di aver svelato alla Dda di Reggio
Calabria gli affari criminali della propria famiglia. Con le sue dichiarazioni
i carabinieri, oltre ad aver arrestato undici presunti affiliati ala cosca
Pesce, erano riusciti a scoprire due bunker utilizzati dai latitanti.
Inevitabile la rottura con la famiglia, ma la donna era tornata a Rosarno per
poter rivedere i propri figli, rimasti a casa dei nonni in attesa del
perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. Una
debolezza quella di Maria Concetta che ha pagato con la vita. Dopo aver lasciato un file audio in cui sosteneva di
aver inventato tutto e di essere disposta a dire ogni cosa perché voleva
andarsene da casa, aveva ingerito dell’acido muriatico che le causava la morte.
Le indagini dei carabinieri della compagnia di Gioia Tauro (RC) hanno svelato
come fu proprio la sua famiglia ad aver esercitato violenze, minacce e forti
pressioni psicologiche, compresa la prospettiva di non farle vedere più i figli,
per indurla ad interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del
2011 e che di fatto ne avevano determinato l’estrema conseguenza
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