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lunedì 14 novembre 2011

Italia, quale futuro?

É finita un'era per l'Italia. Un'era che é iniziata con un imprenditore che prometteva di gestire lo Stato come un'impresa, obiettivo risanamento pubblico. Beh, magari sarebbe stato meglio dire gestire lo Stato con l'efficienza propria di un'impresa. Perché, a onor del vero, imprenditore é chi utilizza del capitale, detto capitale di rischio, con l'obiettivo di farlo fruttare. Ma, per l'appunto, é un rischio e chi investe vuol guadagnare altrimenti non rischierebbe. Lo Stato non si presta a tali ragionamenti. Lo Stato nasce, infatti, quando il popolo trasferisce parte della propria sovranità ad un soggetto sovraordinato per l bene comune, per uscire dallo stato di natura, quello della guerra di tutti contro tutti per la sopravvivenza. Filosofia politica. In Italia, invece, chi governa e chi fa parte del Parlamento, ruba parte del potere sovrano per ottenere vantaggi personali. Destra o sinistra, poco cambia. É così da troppo tempo. Al popolo? Quando possibile, il contentino per zittirlo. Oggi però non é più possibile stare in silenzio a guardare lo sfacelo totale.
La crisi? Sì, colpa delle banche, veri mostri mangia denaro, che agiscono quasi da strozzini, ma anche colpa di un'Italia che é andata indietro. Crescita bassissima, ricerca e innovazione pari a zero, politiche di sviluppo inesistenti. In questo momento, con un debito pubblico che carica sul groppone di ogni italiano 20-30 mila euro, a pagare le richieste dell'UE saranno i soliti noti, ovvero le medio-bassa borghesia. E tutti pronti, sull'attenti, a salvar l'onor patrio. Una volta per entrare nell'euro, una volta per restarci. Obiettivo delle misure saranno le pensioni, i tagli. Così i servizi statali diverranno sempre di meno. E quindi mi chiedo: se la nascita dello Stato arriva dalla rinuncia a parte del potere sovrano per portare vantaggio alla collettività e pagare le tasse dovrebbe servire ad assicurare i servizi base per tutti, che senso ha pagarle? Solo per la pensione, se mai ci arriverò? Le assicurazioni danno l'opportunità di avere delle pensioni integrative, quindi...
Pensiamoci. L'acqua? Servizio scadente e qualità bassa. Trasporti? Al Sud non esistono. Scuola e istruzione? Meglio sorvolare? Sanità? Idem. Servizi sociali? Una rarità. E quindi io pago per mantenere i pupazzi che stanno in Parlamento? No, non ci sto più. Non credo che Monti cambierà l'Italia. É lì solo per ridare fiducia ai mercati e impedire allo Stato di crollare. Punto. Nella speranza di salvarci, per poi andare alle elezioni, meglio se con una legge elettorale diversa. Poi, sarebbe il caso di raccogliere 30 milioni di firme affinché chi entra in politica abbia diritto ai rimborsi spese e uno stipendio mensile che non vada oltre i 2500 euro. Solo così avremo in Parlamento gente interessata al bene comune e non alla propria tasca.

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