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sabato 19 novembre 2011

CRISI: no alla vendita all’asta degli appartam enti dei debitori in stato di bisogno

Pietro Giordano, Adiconsum: "La crisi colpisce le famiglie che non riescono a pagare i mutui della casa."

Necessario un fondo di solidarietà alimentato da banche e consumatori. No alla vendita all'asta degli appartamenti dei debitori in stato di bisogno

"La drammatica crisi economica – dichiara Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum -che colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione italiana, che non riesce a coprire spesso, per i forti ribassi d'asta, il debito nei confronti delle banche e queste ultime non hanno nessuna remunerazione per lunghi anni del capitale investito, non può risolversi con la vendita all'asta dei loro appartamenti."

Adiconsum, insieme ad altre associazioni dei consumatori ha chiesto ad Abi che per le famiglie, in stato di sofferenza economica, sia lasciato in affitto, con canoni sopportabili, l'appartamento che verrebbe ad essere alienato con asta giudiziaria. L'affitto potrebbe durare cinque anni dando respiro economico alle famiglie e al contempo realizzerebbe introidi per le banche.

Adiconsum è altresì preoccupata per il rischio di blocco per la locazione dei mutui che, soprattutto per le giovani coppie, è ormai diventato proibitivo. Giovani coppie, spesso con lavoro precario, che non riescono ad accedere al credito, ma anche famiglie che troppo spesso, anche nel futuro, non riusciranno a pagare le rate dei mutui.

In tal senso Adiconsum propone la realizzazione di un fondo solidarietà alimentato con una somma (per esempio di 100 euro) di cui una parte a carica di tutti i mutuatari ( di 50 euro) e una parte a carico delle banche (di 50 euro).

Il fondo di solidarietà potrebbe essere implementato ulteriormente con i residui dei fondi pubblici esistenti ( fondo famiglia, fondo studenti ecc.). Il fondo di solidarietà potrebbe così intervenire a favore di quelle famiglie in stato di bisogno senza essere costretti a stipulare assicurazioni con premi altissimi che coprono il rischio di impresa delle banche scaricandole sui consumatori.

Immaginare – conclude Giordano – che lo stato intervenga a favore degli strati più deboli della società con soldi pubblici, in un momento di forte crisi economica, e in una situazione di tassazione che ormai è intorno al 50%, è fuori dal tempo e dalla storia. Soltanto la sussidiarietà, la mutualità, la solidarietà e la responsabilità sociale degli istituti bancari possono rappresentare la strada per uscire dalla crisi"

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