(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 25 MAG - ''Le indagini risalgono al 2009, sotto il profilo squisitamente penale, perche' gia' nel 2008 l'amministrazione comunale aveva utilmente istituito una Commissione d'inchiesta sull'andamento degli uffici. Le intercettazioni ambientali hanno fatto emergere uno spaccato di gravissime illiceita', di certificati falsi, di titoli di proprieta' dubbi, di certificazioni rilasciate solo dietro il pagamento di tangenti''. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone nella conferenza stampa sugli arresti di funzionari e impiegati comunali. Nel 2009 l'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria (sindaco era l'attuale presidente della Regione, Giuseppe Scoopelliti) aveva avviato, a conclusione di quella indagine, il trasferimento di 48 impiegati comunali all'interno dell'amministrazione e tra questi c'erano alcuni degli arrestati odierni. Ci furono proteste politiche e sindacali e anche ricorsi al giudice del lavoro che, in un caso, reintegro' l'impiegato in questione, che e' uno degli arrestati odierni. Pignatone ha aggiunto: ''addirittura, secondo quanto accertato, esisteva un vero e proprio 'prezziario', a seconda del tipo di atti, a cui inermi cittadini dovevano attenersi per ottenere risposte celeri dagli uffici dell'Urbanistica dove operavano gli indagati. Sia chiaro - ha precisato il Procuratore - che tra tanti infedeli, vi sono molti funzionari che hanno fatto sempre correttamente il loro lavoro, nell'interesse della cittadinanza''. Pignatone, inoltre, ha evidenziato come ''taluni strumenti di regolazione urbanistica siano stati occasione di arricchimento illecito. Ai cittadini di Reggio Calabria voglio ancora una volta fare l'appello di denunciare chi richiede loro illecitamente denaro per ottenere il rilascio di atti e documenti di cui hanno diritto, non affidandosi a lettere anonime che inevitabilmente non possono produrre prove''. Pignatone, ha definito ''protervo'' l'atteggiamento del Melchini, il quale, seppure trasferito dall'Urbanistica, continuava ad esercitare il pieno controllo su quell'ufficio, servendosi di professionisti esterni, il cosi' detto 'studio giusto', verso i quali orientava i cittadini che aspettavano magari da mesi il riconoscimento di un loro diritto''. Secondo quanto emerso dall'inchiesta condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore aggiunto della Repubblica Osvaldo Sferlazza, gli indagati ''alteravano protocolli, retrodatavano atti amministrativi, producevano false attestazioni di collaudo, un vero e proprio sistema di potere, in danno di quei cittadini che aspettavano da anni il disbrigo delle loro pratiche, messe da parte perche' istruite da studi professionali non graditi agli indagati''. Alla conferenza stampa, erano anche presenti il questore Carmelo Casabona; il dirigente della squadra mobile, Renato Cortese, ed il dirigente della quinta sezione, reati contro il patrimonio, Giuseppe Giordano.
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