“Non può una legge, anche se emanata dallo Stato, avere, salvo che non sia una legge costituzionale, una forza vitale di cinquant’anni di vita. La mozione di oggi, in fondo tende a superare ed a far superare allo Stato italiano una ingiustizia non solo economica, ma anche e soprattutto sociale che la Calabria subisce a causa di una disattenzione continua e costante, se non menefreghismo, a livello nazionale”. Queste le parole con le quali il Segretario-Questore del Consiglio regionale Giovanni Nucera ha illustrato in aula, nel corso della seduta odierna, la propria Mozione, poi approvata all’unanimità, inerente la sollecitazione al Governo nazionale per la “Modifica all’art. 1 della legge 286 del 1961, in materia di contenuto di succo di agrumi nelle bevande analcoliche”.
La mozione auspica l’innalzamento dal 12 al 16/18% della quantità di succo di agrumi contenuta nelle bevande analcoliche, unitamente all’istituzione di un logo nazionale per le bibite analcoliche a base di frutta prodotte con l’uso esclusivo di frutta di origine o di provenienza italiana.
Nel ringraziare le associazioni di categoria, ed in particolare la Coldiretti calabrese, “che è riuscita – ha spiegato il consigliere Segretario – ad individuare un percorso che non tende solo ed esclusivamente a modificare il contenuto di una legge, come abbiamo già detto, obsoleta e superata, ma anche ristabilire un equilibrio sociale che consente ai nostri produttori agricoli di creare ricchezza nel nostro territorio.
Il nostro non vuole essere solo uno slogan, con la richiesta di modifica della legge nazionale – ha ancora aggiunto Nucera – ma dietro questo titolo si nascondono volumi di affari ingenti in una realtà ed in una terra che insieme alla Sicilia, contribuisce alla produzione dei due/terzi di succo d’arancia a livello nazionale. Stiamo parlando di una economia forte che questa Regione ha il dovere di tutelare e di difendere. Una mozione che non riguarda soltanto lo sviluppo di un settore, quello dell’agrumicoltura calabrese, ma intende sanare, come ho già rilevato, una ingiustizia sociale che è stata di fatto negata assieme alla giustizia economica. E’ necessaria una attenta analisi di mercato – ha ancora proposto Nucera – perché il prezzo pagato per un kg di succo concentrato di arance calabresi è i soli 1,60 €, da cui si estraggono circa sei litri di succo naturale di arancia, con i quali le industrie di bevande riescono a produrre oltre 50 litri di bevande al gusto di arancia, contenenti, come peraltro previsto dalla legge, appena il 12% di succo naturale. Un dato che deve essere necessariamente modificato – ha auspicato il Segretario-Questore del Consiglio nell’illustrare la sua mozione – nella normativa nazionale. E’ assurdo che un litro di aranciata contenga oggi il valore di soli 3 centesimi di euro, in termini di succo di agrume. Mentre le industrie di spremitura corrispondono ai produttori agricoli il prezzo di 0,08 centesimi di €, cioè una quantità infinitesimale rispetto al rapporto che si potrebbe avere con le nostre arance. E la mano d’opera – ha ricordato Nucera – grava per 0,06 centesimi di € per ogni kg di prodotto. E’ facile capire che ai nostri produttori resti ben poco, appena 0,02 centesimi di euro di guadagno. Margine che rende spesso poco o per nulla conveniente la stessa raccolta del prodotto. Ecco la motivazione fondamentale di questa mozione: impedire – ha evidenziato Nucera - che le nostre arance rimangano sugli alberi e che molti lavoratori rimangano inattivi. Ecco il danno sociale oltre che economico che viene riservato ad una categoria che da sola contribuisce a fornire quasi il 70% del prodotto interno lordo calabrese, che è di per sé fortemente legato all’agricoltura. Su questi temi il confronto non può avere sconti – ha ancora rilevato il consigliere Segretario – né ci possono essere reticenze, né, soprattutto si possono accumulare ritardi. Ecco perché su queste cose noi non possiamo fare sconti a nessuno; neanche al Governo nazionale – ha concluso Nucera – che ha il dovere di legiferare al più presto su tutto questo ed a prendere coscienza che l’economia del Sud non può reggersi dai prodotti importati dal Nord, ma deve reggersi sfruttando ed utilizzando al massimo la capacità di produzione che noi abbiamo”.
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