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venerdì 5 agosto 2011

AGRICOLTURA: CIA, L'ANGURIA ITALIANA RISCHIA IL 'CRAC' GIA' PERSI 20 MILIONI DI EURO

 Roma, 5 ago. (Adnkronos) - ''Nella crisi generale dell'ortofrutta finisce anche il prodotto 'simbolo' dell'estate. Non solo albicocche e susine, cetrioli e melanzane, pesche e nettarine: il crollo verticale dei consumi ha investito in pieno anche l'anguria 'made in Italy', travolta dagli effetti del 'batterio killer' e dall'importazione selvaggia dai paesi del Mediterraneo, in particolare dalla Grecia. La conseguenza piu' immediata e' stata un calo complessivo delle vendite tra giugno e luglio superiore al 25 per cento, ma con punte del 70 per cento al Sud. Soprattutto in quelle regioni a forte produzione di cocomeri come la Puglia e la Calabria''. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. ''In questo momento l'anguria dovrebbe essere raccolta e venduta senza sosta -spiega la Cia- perche' siamo nel pieno della campagna, e invece non si riesce a collocarla a un prezzo minimamente remunerativo per i produttori. Le aziende agricole sono alle strette: da un lato si scontrano con la flessione decisa dei consumi di frutta, un ''regalo'' della psicosi da Escherichia coli, che solo a luglio ha portato a una contrazione dei prezzi all'origine del 31,1 per cento congiunturale (ma i cocomeri hanno perso il 46 per cento). Dall'altro, subiscono la concorrenza greca che e' davvero difficile da sostenere''. ''Infatti -osserva la Cia- la crisi economica che sta attraversando la Grecia ha generato l'immissione anche sui mercati italiani di prodotti agricoli ''made in Atene'' a prezzi irrisori. E l'esempio piu' lampante e' proprio quello dei cocomeri, che vengono venduti all'ingrosso a meno di 10 centesimi al chilo franco-arrivo. Per poi arrivare sulle tavole a 60-70 centesimi al Kg. Di conseguenza, la scelta drammatica che si pone oggi agli agricoltori italiani e' tra vendere il prodotto assolutamente sottocosto o lasciarlo marcire nei campi, per risparmiare almeno le spese di raccolta''.

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