Ragazzi senza destino, di cui nessuno sembra più preoccuparsi, in un continuo rimpallo di responsabilità e di competenze. E' la storia di 6 minori, sbarcati lo scorso 28 giugno sul litorale di Ferruzzano. Sono i cosiddetti "non accompagnati", perché senza genitori. Anzi, senza nessuno che si occupi di loro. Una "emergenza" di cui si sono presi carico i volontari dell'Associazione onlus "Nuova Evangelizzazione" di Moschetta di Locri, dove è parroco don Giuseppe Giovinazzo.
Una associazione costituitasi con Statuto nel 1998, ma già operativa da prima. Obiettivo: aiutare gli ultimi, impostando il sostegno e l'aiuto materiale con un cammino di fede. "Insomma – spiega l'avv. Enza Corasaniti, volontaria che cura l'assistenza sociale per i bisognosi che si rivolgono all'associazione – il nostro non è un volontariato fine a se stesso, ma fondato su basi cristiane".
Per l'attività dell'Associazione don Giuseppe Giovinazzo ha messo a disposizione la sua casa. Non è una grande struttura: appena tre stanze; lo spazio minimo per accoglier ex detenuti, famiglie in difficoltà, giovani soli. Un luogo che è diventato nel tempo meta di un continuo via vai di bisognosi e derelitti.
"Oggi assistiamo con alimenti e vestiario, un centinaio di famiglie della locride – spiega l'avv. Corasaniti – Ci aiuta il Banco alimentare. Siamo continuamente impegnati – spiega – a reperire risorse di qualsiasi genere. Conosciamo una per una le famiglie che assistiamo: quanti figli hanno, se ci sono anziani, ammalati, le loro condizioni economiche. Non è curiosità, la nostra, ma una precisa esigenza, perché dettata non sono mancati coloro che hanno tentato di speculare; quella di chiedere aiuto senza averne bisogno. Siamo 15 volontari che si alternano ogni giorno per assicurare l'assistenza che serve. Ci sono anche gli esterni: medici, assistenti sociali.
Da qualche giorno ci troviamo di fronte ad una emergenza più grande di noi. Lo scorso 28 giugno un barcone pieno di immigrati è sbarcato a Ferruzzano. Immediatamente è scattata la gara di solidarietà per accogliere e dare assistenza ai profughi. Tra loro, come detto, c'erano sei minori, di origine afgana, "non accompagnati", che la Protezione Civile ha affidato a noi per qualche giorno. Noi non siamo attrezzati per questo tipo di attività, ma non abbiamo mai detto di no. Ci avevano detto che sarebbe stata una ospitalità provvisoria. Dovevamo accoglierli per soli 4 giorni. A distanza di due settimane, quei ragazzi, di età compresa tra i 6 ed i 18 anni, sono ancora con noi. Ed aumentano le difficoltà per gestirli e riuscire a trattenerli. I problemi sono iniziati quasi subito. Considerano la loro permanenza a "Moschetta" come una detenzione. Come Associazione ci siamo attivati presso il Comitato minori stranieri, ho anche investito del problema i Sindaci di Ferruzzano e Locri. Il Comitato va semplicemente informato del fatto che i minori si trovano da noi e che c'è la necessità di trasferirli con urgenza in strutture più idonee. Spetta comunque al Comitato decidere cosa fare. Ora – spiega l'avv. Enza Corasaniti – la situazione sta diventando pesante. I problemi sono grossi. Bisogna ospitarli, dargli da mangiare, vestirli, lavarli. Sei persone in più in una piccola comunità pesano, e tanto. Ogni tanto riceviamo qualche contributo straordinario, ma è sempre insufficiente a coprire le spese. Ora i ragazzi hanno iniziato a protestare. Qualcuno ha anche tentato la fuga e dalla Questura ci hanno detto che non c'è nessuna restrizione nei loro confronti. Hanno anche iniziato uno sciopero della fame, ma li abbiamo convinti a farli smettere. Ma alcuni di loro sono stati male, con febbre alta. Ci hanno preoccupato per le cose strane che dicevano, come se avessero delle "visioni". Li abbiamo portati in ospedale. E lì è stata un'altra delusione. Li hanno accantonati costringendoli ad una lunghissima attesa: dalle tre e mezzo del pomeriggio fin oltre le sette. Le nostre insistenze per farli visitare sono state causa di "incomprensioni" tra i nostri volontari ed i medici. Un dottore si è persino rifiutato di far entrare nell'ambulatorio l'interprete. Non sappiamo come abbia potuto fare la visita. In un primo momento hanno deciso di ricoverarli, poi ci hanno intimato a firmare l'accettazione delle dimissioni. E solo quando questi ragazzi sono stati di nuovo male si è deciso di ricoverarli. Sui referti abbiamo notato che alcuni cognomi erano stati riportati con un punto interrogativo; il chiaro segnale di una conduzione "molto superficiale" della vicenda".
"Sono ragazzi senza destino, sul futuro dei quali neanche il Tribunale dei Minori di Reggio si è fatto sentire. Questi ragazzi – conclude l'avv. Enza Corasaniti che da quattro anni fornisce assistenza legale agli assistiti - hanno diritto alla nomina di un curatore speciale. Non riusciamo più ad ospitarli – è l'amaro sfogo della volontaria – ma non possiamo neanche abbandonarli".-
L'Associazione "Nuova Evangelizzazione ONLUS"
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