Un grido d'allarme sull'immagine delle donne per come oggi viene veicolata nel nostro Paese.
Dalle donne, appunto, che oggi, 13 febbraio, nelle maggiori piazze italiane, esortano alla ribellione intellettuale. Basta con volgari strumentalizzazioni.
Ci piacerebbe, però, che, anzichè politicizzata, l'iniziativa fosse dettata da una reale e duratura presa di coscienza in ordine alla direzione verso la quale la società sta andando.
Che sia per la vicenda Ruby che si inizi a riflettere ed a parlarne, ben venga.
Ma non si dimentichi che la società, ancor oggi, ingiustamente perpetua in diversi ambiti condotte discriminatorie fra i sessi, primo fra tutti in quello lavorativo. Pertanto, non è solo questione di 'immagine', piuttosto bisognerebbe capire perchè tutto ciò avviene prima ancora che di chi sia la colpa.
A sostegno della manifestazione il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso:
"Ho passato la vita a combattere contro chi voleva le donne sottomesse, subordinate, ubbidienti. Ho lottato per la mia libertà e quella delle mie compagne, per la possibilità di scegliere cosa essere e cosa diventare.
Vedo adesso come la declinazione principale di questa libertà, alla quale ho dedicato le battaglie più appassionate, sia torta in una versione brutale e bugiarda. E’ una libertà bugiarda quella che produce l’adesione ad un unico modello di femminile, costruito e pensato da uomini che non sembrano amare le donne, sembrano piuttosto amare sé stessi e tutto ciò che solletica e ratifica il loro dominio.
E’ una libertà mercantile, che si vende e che si compra, che contempla l’apparire, mai l’essere. In questa falsa arena delle libertà vincono i messaggi più ruffiani, quelli gridati con la voce più alta, quelli diffusi attraverso potenti mezzi di comunicazione, e la libertà vera, quella di scegliere criticamente cosa fare di sé e della propria vita, evapora.
Il riflesso di corpi femminili onnipresenti sui media, perfetti e patinati, sempre inesorabilmente con funzione ornamentale è una violenza rivolta alle donne, soprattutto alle ragazze più giovani. Una rappresentazione così distorta del femminile comprime la libertà di determinare il proprio modo di essere donna, di interpretare il proprio ruolo nel mondo e reinventare, per esempio, l’impegno civile e la gestione del potere.
Il 13 Febbraio, in piazza, ci ribelliamo a questa nuova dittatura del machismo, raccontando chi sono e come sono le donne vere. Né brave, né cattive. Semplicemente vere".
Vedo adesso come la declinazione principale di questa libertà, alla quale ho dedicato le battaglie più appassionate, sia torta in una versione brutale e bugiarda. E’ una libertà bugiarda quella che produce l’adesione ad un unico modello di femminile, costruito e pensato da uomini che non sembrano amare le donne, sembrano piuttosto amare sé stessi e tutto ciò che solletica e ratifica il loro dominio.
E’ una libertà mercantile, che si vende e che si compra, che contempla l’apparire, mai l’essere. In questa falsa arena delle libertà vincono i messaggi più ruffiani, quelli gridati con la voce più alta, quelli diffusi attraverso potenti mezzi di comunicazione, e la libertà vera, quella di scegliere criticamente cosa fare di sé e della propria vita, evapora.
Il riflesso di corpi femminili onnipresenti sui media, perfetti e patinati, sempre inesorabilmente con funzione ornamentale è una violenza rivolta alle donne, soprattutto alle ragazze più giovani. Una rappresentazione così distorta del femminile comprime la libertà di determinare il proprio modo di essere donna, di interpretare il proprio ruolo nel mondo e reinventare, per esempio, l’impegno civile e la gestione del potere.
Il 13 Febbraio, in piazza, ci ribelliamo a questa nuova dittatura del machismo, raccontando chi sono e come sono le donne vere. Né brave, né cattive. Semplicemente vere".
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