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venerdì 18 febbraio 2011

Conoscenze mediche egizie da riscrivere.

Un esperimento condotto in Inghilterra, getterebbe nuova luce sulle conoscenze ortopediche degli antichi egizi.
Secondo quanto pubblicato da LANCET (la rivista medico-scientifica tra le più prestigiose) due reperti archeologici egiziani, risalenti al 600 A. C., testimonierebbero il primo esempio di protesi funzionale. Questo quanto sostenuto da Jacky Finch, medico dell'Università di Manchester. I due reperti egizi, sarebbero due alluci artificiali: uno, in legno e pelle, il primo è custodito al Museo Egizio del Cairo, l'altro, meglio noto col nome di Greville Chester (noto collezionista che lo aquistò per il museo nel lontano 1881), realizzato con una sorta di cartapesta molto dura, si trova al British Museum. Già da tempo il dott. Finch, sospettava già da tempo che i due reperti non fossero, come sostenuto fino ad ora, degli ornamenti funebri previsti per le mummie; indizi molto convincenti sono stati forniti dai chiari segni di usura del Greville Chester e dalla forma particolarmente anatomica e pratica dell'altro reperto custodito al Cairo. Per provare definitivamente che si trattava di protesi ortopediche, il dott. Finch, ha fatto costruire due copie identiche dei manufatti, facendoli testate da due volontari che avevano subito un'amputazione dell'alluce; risultato dell'esperimento è stato che uno dei due volontari è riuscito a camminare perfettamente con entrambe le copie. Finch non ha registrato alcun aumento apprezzabile della pressione sotto alla piante del piede, e ha constatato che entrambi i soggetti hanno trovato molto confortevole la protesi in legno e pelle.
"Qualsiasi arto artificiale per essere classificato come una protesi deve soddisfare alcuni criteri. Il materiale deve essere in grado di sopportare lo sforzo applicato dal corpo, in modo da non rompersi con l'uso. Anche le proporzioni sono importanti per un aspetto normale, che sia accettabile sia per chi indossa la protesi che per gli altri. La protesi deve anche essere facile da pulire, perciò deve essere facile da mettere e togliere. Ma sopra ogni cosa deve essere di giovamento alla camminata," ha scritto Finch sull'articolo.
I risultati dell'esperimento, -ha reso noto il dott. Finch- farebbero supporre che tutti e due i manufatti, sarebbero delle protesi e non degli ornamenti funebri. Se tale teoria fosse confermata ulteriormente, si aprirebbero nuovi scenari sulle conoscenze antiche della medicina ortopedica e dell'uso di protesi anatomiche. Fino a oggi infatti gli esperti ritenevano che il primo esempio di protesi fosse la gamba romana ritrovata a Santa Maria Capua Vetere, fino ad oggi considerato il più antico reperto di medicina anatomica, ma successiva di oltre duecento anni, rispetto ai manufatti egizi.


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                                      Distinti saluti
                               
                                     Marco Lucisani

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