È vero, l'Italia e l'Europa stanno attraversando probabilmente la peggiore crisi economica di tutti i tempi. Il rischio recessione è dietro l'angolo. Ed è ormai tempo di sacrifici. Per imporre maggiore rigore e più tasse la Politica italiana ha preferito abdicare al proprio ruolo ed il nostro Paese è stato di fatto commissariato dall'UE, qualora qualcuno ancora non se ne fosse accorto…
In meno di una settimana Berlusconi è scomparso ed è entrato in scena il tanto invocato "Governo Tecnico" guidato dal prof. Mario Monti. Il popolo italiano aveva votato una maggioranza che oggi semplicemente non c'è più in Parlamento. Oggi, politicamente parlando, dal grigio fumo di Londra che ha tinto i Palazzi del Potere si distinguono solo i colori dei vessilli dell'opposizione di Lega e Idv. Per il resto sono tutti d'accordo e, in modo assurdo, la pensano tutti allo stesso modo così alla Camera come al Senato. Parola d'ordine: che gli italiani facciano sacrifici.
Si ma quali italiani? Di certo non i deputati ed i senatori né tantomeno i professori al governo o gli eurodeputati. A fare i sacrifici saremo noi comuni mortali. Chi di fronte al caro – prezzi ed all'aumento del carburante è costretto a farsi bene i conti in tasca. Chi percepisce una sola pensione e, magari, vede ancora il proprio figlio quarantenne, disoccupato di lungo periodo che ha perso la speranza e tanto un lavoro nemmeno lo cerca più, girovagare per casa. Quella stessa casa di proprietà, tramandata di generazione in generazione, frutto (quella sì!) di lacrime e sangue che, quasi sempre, è motivo di sola sopravvivenza. Non pagare un affitto può aiutare molto ma certo non significa essere ricchi.
Quella stessa casa per cui da domani torneremo a pagare l'ICI anzi l'IMU contribuendo concretamente ai sacrifici che a noi italiani vengono richiesti.
Chi vi scrive poi si ritrova nella condizione particolare di aver scelto di fare politica, candidarsi ed essere eletto in seno ad un Consiglio Provinciale. Capita così che un governo di nominati senza perdere tempo notifichi di fatto uno "sfratto esecutivo" a chi occupa uno scranno in seno ad un Consiglio Provinciale anche se è legittimato a farlo proprio dal popolo sovrano. Magari sarà pure giusto farlo, ma non in questo modo, in tempi cosi celeri e, soprattutto, non sulla pelle dei cittadini. Abolire le Provincie significa far risparmiare allo Stato solo 65 milioni di euro l'anno. Troppo poco e assolutamente insufficienti a risolvere nessuno problema dell'Italia. Ma a quale prezzo per i cittadini? Servirà davvero farlo? E sono questi gli sprechi ed i veri costi inutili della politica?
Ormai sembra essere divenuta la moda del momento. In molti casi è vero, a ragion veduta esistono situazioni paradossali che prevedono privilegi e sprechi evidentemente esagerati. Credo che però spesso si finisca per "sparare nel mucchio" finendo, come spesso accade in questi casi, per colpire l'anello più debole della catena. È già successo quando hanno eliminato le Circoscrizioni di Decentramento Amministrativo. Queste ultime erano il primo organo di partecipazione democratica per il popolo. Le Circoscrizioni ponevano, infatti, il cittadino a stretto e diretto contatto con la politica che aveva il compito di rappresentarne e interpretarne le istanze ed i bisogni più elementari. Quale beneficio sul fronte del risparmio? Zero euro in meno. I costi di una circoscrizione per il corretto funzionamento degli uffici e le irrisorie indennità o gettoni di presenza per gli eletti equivalevano al massimo allo stipendio netto di un deputato o di un consigliere regionale. Ma d'altronde, si sa, la storia è piena di questi esempi: ubi maior… Provocazioni a parte, dispiace che nessun economista in televisione o sulla carta stampata abbia mai posto l'accento sull'inutilità economica dell'eliminazione di tali enti.
Adesso tocca alle Province. Anche in questo caso si parla di risparmio, di enti inutili e tante altre pseudo motivazioni vengono addotte in proposito. Nessuno parla delle possibili conseguenze. Nessuno pone l'interrogativo su quale sarà l'effettivo risparmio a fronte dell'eventuale e necessario trasferimento dei 61.000 dipendenti delle Province che passeranno in forza ai Comuni o alle Regioni. Uno "scherzetto" che comporterà un necessario adeguamento di stipendi ed indennità, nonché, per il mantenimento dei servizi essenziali forniti oggi dalle Province, l'istituzione (anzi sarebbe il caso di dire la "sostituzione") dei vecchi uffici provinciali con nuove forme di decentramento. Così si pensa di ridurre i costi della politica? Come faranno le Regioni a gestire tutti i servizi? Forse vedranno la luce nuovi enti al posto delle Province quali, ad esempio, le Unioni di Comuni o le Città Metropolitane? Quanto costerà agli italiani questo "scherzetto", considerato che gli enti andranno inevitabilmente ad aumentare di numero? Ci sarà effettivamente un risparmio economico da questa scelta? Tutte domande cui il Governo Monti non intende oggi rispondere.
Personalmente non ne sono affatto convinto. Ma quel che più conta davvero, in termini di rappresentatività, di partecipazione popolare, di democrazia attiva, quanto perderanno gli italiani? Quante possibilità avrà il semplice cittadino di partecipare direttamente alla vita politica degli Enti ed alla cosa pubblica? Ritengo che anziché discutere sull'eliminazione delle Provincie abbia maggiore senso che nel Paese si avvii un dibattito in Parlamento o che il Governo adotti i provvedimenti necessari per una modernizzazione degli Enti Locali intervenendo in modo mirato laddove esistono davvero gli sprechi di denaro pubblico. Se poi i nostri parlamentari vogliono eliminare tutte le Province, convinti che ciò possa avere un qualche risvolto positivo, sono certo che gli italiani non faranno fatica ad accorgersi che questa decisione sarà adottata senza però, al tempo stesso, prevedere la riduzione di almeno la metà dei Deputati e dei Senatori attualmente in carica, senza però che la manovra preveda la consequenziale diminuzione di stipendi e indennità del 50% di quanto oggi lautamente percepito per i parlamentari rimanenti in carica e per tutti i consiglieri Regionali d'Italia. Elimineranno le Province ma non aboliranno l'assurdo privilegio della flotta aerea per gli spostamenti dei politici e non toglieranno dalle nostre strade tutte le c.d. "auto blu" di rappresentanza come invece dovrebbe accadere fatta eccezione per le vetture in uso alle massime cariche dello Stato e delle Regioni.
Forse sarebbe, altresì, opportuno che la manovra oltre ad eliminare solo le Province apportasse anche una razionale riduzione degli addetti al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed ai Ministri e prevedesse l'immediata eliminazione di gran parte delle consulenze esistenti presso Ministeri e Regioni ed Enti locali (naturalmente anche in questo caso fatta eccezione per una minima percentuale per casi eccezionali richiesta in forma pubblica e con requisiti inerenti.) Come italiano, ritengo auspicabile che i Parlamentari che esamineranno e voteranno il c.d. provvedimento "Salva Italia", da me personalmente ribattezzato come "Svuota Province", sappiano adottare una scelta mirata emendandolo ed imponendo al Governo l'abolizione di tutti quegli enti davvero inutili che non producono nulla al di fuori di un aumento incondizionato ed insopportabile di spesa per la pubblica amministrazione. A partire dai più "grandi"… Ecco che, soltanto dopo tutti questi tagli reali, diventerebbe ipotizzabile anche il taglio degli enti locali più vicini alle esigenze primarie del cittadino. Questo, ritengo, sarebbe giusto per noi italiani.
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