CONSIGLIO D'EUROPA: CRISI REGIONI, COMM. SVILUPPO RIUNITA A LAMEZIA (ASCA) - Roma, 20 mag - ''Non e' indispensabile chiedere interventi massicci e gravosi - soprattutto in momenti di crisi mondiale - per rilanciare l'economia delle regioni, che infatti chiamiamo sottoutilizzate, perche' non tutto il loro potenziale viene sfruttato. Basta individuare le possibilita' naturali e cercare con entusiasmo, iniziativa e passione politica di farle emergere''. E', in estrema sintesi, quanto sostiene nel suo rapporto sulla crisi delle regioni, non solo italiane, Pino Galati, padrone di casa a Lamezia Terme, dove si e' riunita la Commissione per gli Affari economici e lo sviluppo del Consiglio d'Europa. Presieduta da Hermine Naghdalyan, parlamentare armena, la Commissione contava oggi sulla presenza di 29 membri, oltre che sugli interventi del sottosegretario all'Economia Antonio Gentile, del presidente della Delegazione parlamentare italiana al Consiglio d'Europa Luigi Vitali, del presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, del presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, del Sindaco di Lamezia Gianni Speranza. Sono intervenuti anche gli amministratori delegati delle tre agenzie nazionali per il turismo, lo sviluppo economico e il lavoro, oltre al direttore generale di Milano Expo 2015. Si sono succeduti, poi, gli interventi del russo Viktor Pleskachevskiy su ''Economia sotterranea: una seria minaccia per democrazia, sviluppo e stato di diritto''; della lituana Doris Barnet sulle attivita' delll'Ocde, della tedesca Doris Barnett sugli investimenti nei modelli a bassa emissione di carbonio, della croata Marija Pejcinovic sulla disoccupazione giovanile. Molto interesse ha suscitato l'intervento della presidente della Commissione per gli affari economici del Consiglio d'Europa Hermine Naghdalyan sull'importanza determinante delle donne (per ora scarsa in molti paesi) nelle decisioni che riguardano lo sviluppo economico e sociale. Approvati dalla Commissione, i rapporti verranno dibattuti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa tra la prima (gennaio) e seconda sessione (aprile) del prossimo anno. Poi, i vari parlamenti nazionali dei 47 paesi decideranno eventualmente di ratificarle, trasformandole da raccomandazioni in leggi dello stato.
CARCERI: UIL-PA, CARENZE A CATANZARO E ROSSANO (ASCA) - Catanzaro, 20 mag - Il segretario nazionale della Uilpa, Giuseppe Sconza, ed il segretario regionale, Gennarino De Fazio, hanno fatto visita alla casa circondariale di Catanzaro ed alla casa di reclusione di Rossano. '' La struttura di Catanzaro - dichiara Gennarino De Fazio, che e' anche componente della direzione nazionale della Uil Pa Penitenziari - si presenta in tua la sua decadenza. L'insalubrita' degli ambienti e' evidente anche per l'impossibilita' di articolare qualsiasi minimo intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria, causa la mancanza di fondi. Nonostante gli apprezzabili sforzi e gli accorgimenti della direzione, l'istituto subisce i segni dell'erosione e l'invasione dei ratti. La situazione interna - dice - desta piu' di una preoccupazione, sia per l'elevato indice di sovrappopolamento che per l'impossibilita' di garantire le prescrizioni dipartimentali verso i detenuti classificati ad Alta Sicurezza. Di contro abbiamo potuto apprezzare, e molto, lo stato di tenuta, la modernita', la pulizia e l'organizzazione della casa di reclusione di Rossano. Indiscutibilmente l'istituto di Rossano si puo' collocare tra le eccellenze del sistema penitenziario non solo della Calabria ma della nazione''. ''E' evidente lo sforzo, l'impegno e la passione che la direzione, il comando di reparto e tutto il personale (scarso ma efficientissimo) dimostra attraverso i risultati conseguiti. In queste ore, peraltro, potrebbe ingenerarsi una vera e propria beffa. Il DAP sta cercando personale per gli istituti di Roma e Parma e non e' escluso che mentre noi sottolineiamo le difficolta' operative della Calabria, qualche unita' possa essere sottratta a questa realta', semmai con il consenso del Provveditore dell'Emilia Romagna che e' anche colui che ad interim gestisce la regione Calabria''.
POSEIDONE: DIFESA, ASSOLVERE IMPUTATI PROCESSO ABBREVIATO IL 3 GIUGNO PREVISTA SENTENZA E DECISIONE UDIENZA PRELIMINARE (ANSA) - CATANZARO, 20 MAG - L'assoluzione perche' il fatto non sussiste e' stata chiesta dai difensori di Giovanni Angotti e di Domenico Sodaro, entrambi imputati nel processo abbreviato scaturito dall'inchiesta Poseidone sui presunti illeciti nella gestione della depurazione in Calabria. Nella scorsa udienza il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, aveva chiesto la condanna ad un anno per Angotti, accusato di tentata turbativa d'asta nella qualita' di presidente della commissione aggiudicatrice dell'appalto per la realizzazione del depuratore di Catanzaro Lido, e a nove mesi per Sodaro, ex responsabile della raccolta dati di un'organismo che si occupa di ambiente, accusato di abuso d'ufficio. Nel corso dell'udienza di stamani, in corso dinanzi al Gup Maria Rosaria Di Girolamo, sono intervenuti gli avvocati Aldo Casalinuovo e Domenico Colaci, rispettivamente difensori di Angotti e Sodaro, e durante l'arringa hanno sostenuto l'estraneita' dei loro assistiti rispetto alle accuse. Oltre al processo abbreviato e' in corso anche l'udienza preliminare nei confronti di altre 33 persone per le quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Le decisioni per l'abbreviato e l'udienza preliminare sono attese per il 3 giugno prossimo. Agli indagati sono contestate, a vario titolo, le accuse di associazione per delinquere, concussione, falsita' ideologica, truffa e turbativa della liberta' degli incanti.
MAFIA: DE MAURO; DIFESA, RIINA UN ''PARAFULMINE'' GIORNALISTA SAREBBE STATO UNO SCOMODO ''GIULLARE'' (ANSA) - PALERMO, 20 MAG - Piu' che la mafia c'entrano i servizi segreti. E Toto' Riina e' solo il ''parafulmine'' d'Italia al quale vengono attribuiti tutti i misfatti, compresa l'eliminazione di Mauro De Mauro. La tesi di una strategia depistante per coprire responsabilita' di corpi dello Stato e' stata al centro dell'arringa dell'avvocato Luca Cianferoni, difensore del boss di Corleone, al processo per la scomparsa del giornalista nel settembre 1970. Il delitto, secondo Cianferoni, avrebbe una matrice terroristico-eversiva concepita a livello internazionale. A dare al caso questa connotazione sarebbero gli interessi della grande finanza e delle ''sette sorelle'' petrolifere che De Mauro, con la genuinita' di un ''giullare'' fuori posto, stava minacciando occupandosi della morte del presidente dell'Eni, Enrico Mattei. Lo faceva per incarico del regista Francesco Rosi ma avrebbe messo nella sua ricerca tanto entusiasmo da apparire un ''rompiscatole'' in grado di ''mettere il re a nudo''. La sua eliminazione sarebbe quindi da ricondurre all'esigenza dei servizi segreti di fare fuori uno scomodo testimone. La mafia dunque non trova posto nella ricostruzione degli scenari del delitto. Ma, se propio si vuole cercare la verita' in quella direzione, non e' su Riina che bisogna puntare ma sulla cosca avversa di Stefano Bontade. Non a caso, ha sottolineato il legale del boss, da vari collaboratori e' venuta l'indicazione che il corpo di De Mauro fosse stato occultato in posti controllati dal clan Bontade. Per rimarcare la presunta estraneita' di Riina alla scomparsa del redattore del giornale L'Ora Cianferoni ha attaccato la scelta giudiziaria di attribuire a lui i casi piu' eclatanti. La strumentalita' di questa linea e' stata recentemente svelata dalla stessa magistratura che ha escluso la reponsabilita' di Riina in due casi: l'attentato al treno 904 (il tribunale del riesame di Napoli ha revocato l'ordinanza di custodia cautelare) e l'uccisione del giudice Antonio Scopelliti in Calabria. La tesi dei depistaggi era stata sostenuta, ma in una prospettiva opposta, dall'avvocato Francesco Crescimanno, legale di parte civile per la famiglia De Mauro e per l'Ordine dei giornalisti di Sicilia. Crescimanno ha detto che non solo molte carte segrete sul caso sono ancora negli archivi, ma ha sostenuto che alcuni settori investigativi si preoccuparono da un lato di ''sterilizzare'' le indagini e dall'altro di prospettare una falsa pista alternativa, quella del traffico della droga su cui De Mauro avrebbe puntato la sua attenzione. Il legale ha espresso giudizi molto critici anche sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, all'epoca comandante della legione dei carabinieri di Palermo, e sul capitano Giuseppe Russo, entrambi uccisi dalla mafia. Per la parte civile la pista piu' attendibile e' quella del caso Mattei. Meno consistenza avrebbe invece quella sul golpe Borghese di cui De Mauro avrebbe avuto sentore poco prima di essere rapito. La sentenza e' prevista per i primi di giugno.
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