Gerace (Dialetto Greco-Calabro: Ièrax, Jèrax) è un comune di 2.836 abitanti della provincia di Reggio Calabria. Il suo borgo medioevale viene descritto come uno tra i più belli d'Italia.[1] La cittadina, che conserva ancora oggi un'impostazione e un fascino medievale, si trova all'interno del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Il centro urbano, in particolare il borgo antico, è ricco di chiese, palazzi d'epoca, e vani, un tempo abitazioni o botteghe, scavati direttamente nella roccia. Vi si possono ammirare un castello ed una concattedrale, entrambi di epoca normanna, oltre a numerose costruzioni di varie epoche e stile architettonico. Dalla sua posizione arroccata Gerace gode di un'ampia e panoramica visuale su gran parte del territorio della Locride. La città è posta su di una rupe, a 470 m. s.l.m., di arenarie mioceniche all'estremità sud-est del lungo tavolato che congiunge le Serre all'Aspromonte e dista circa 10 km dalla costa jonica. L'intero territorio comunale risulta suddiviso in cinque zone urbane:
Il suo nome deriva dal greco Ierax, sparviero. La leggenda narra infatti che gli abitanti della costa, in fuga dalle razzie ad opera dei saraceni nel 915, siano stati guidati da uno sparviero verso i monti che dominano la zona di Locri fino al luogo in cui fondarono Gerace. Anche sullo stemma comunale infatti è rappresentato uno sparviero. In realtà sembra che le sue grotte fossero abitate sin dal neolitico. Nel X secolo la cittadina divenne una roccaforte bizantina, con il nome di Santa Ciriaca, e fu tanto fortificata che resistette ai numerosi attacchi degli arabi. Durante la dominazione normanna, Gerace divenne un principato, e vide sorgere, nella zona più alta della città, uno splendido castello. La ricca storia dell'arte della città può essere letta lungo le sue piazzette, i suoi vicoli, i muri delle sue case e i suoi palazzi storici e dalle numerose chiese monumentali edificate nel corso della sua lunga storia. I sontuosi palazzi che la abbelliscono sono quasi sempre forniti di portali in pietra lavorata da scalpellini locali. Tra i più importanti vanno menzionati:
All'interno dei vicoli si trovano numerosi archi a "volta a giustini", costruiti con una originale tecnica tipica del luogo. La tecnica consisteva nel costruire l'arco facendo una gettata di calce su una struttura di canne intrecciate, allo stesso modo con cui vengono intrecciati i tipici cestini, chiamati "giustini". Delle dodici porte che originariamente si aprivano sulle mura del nucleo storico del paese ne sono sopravvissute soltanto quattro: Porta dei vescovi o della Meridiana, prossima alla Cattedrale-Porta Santa Lucia-Porta Maggiore-Porta del sole. Di particolare importanza è lo spazio pubblico rappresentato da Piazza del Tocco sulla quale hanno affaccio alcuni palazzi nobiliari, tra i quali Palazzo Furci, Palazzo Migliaccio e la casa del Barone Macrì. Nell'antico borgo si trova anche un'antica fontana del 1606 con il relativo acquedotto. In prossimità del centro abitato sono stati scoperti i resti di una necropoli che è testimone di tre diverse epoche. Gli scavi archeologici che l'hanno interessata hanno riportato alla luce ceramiche del IX secolo a.C., corredi locali e di importazione risalenti al VII secolo a.C. e varie suppellettili di origine greca e italiota risalenti al VII secolo a.C.
Edificato probabilmente durante il VII secolo d.C., la sua esistenza è testimoniata già nel X secolo d.C. quando fu devastato insiema alla città dai bizantini. Con la venuta dei normanni, intorno al 1050, fu ristrutturato e fortificato. Nei secoli successivi subì le devastazioni di alcuni catastrofici terremoti. Di esso rimangono una grande torre e poche mura, in parte ricavate dalla roccia e in parte si ergono a picco sui burroni circostanti. Originariamente era dotato di sistemi di canalizzazione delle acque meteoriche, di un grande pozzo, un piccolo oratorio di epoca bizantina, un ponte levatoio sul suo lato orientale, un'ampia armeria, un cortile interno, del quale rimangono alcuni ruderi del colonnato, e altri locali adibiti alle più svariate funzioni. Nella zona antistante il castello vi è un piazzale, denominato "Baglio", forse dal nome del magistrato che nella piazza emetteva le sentenze. Tra le numerose chiese presenti nella cittadina (dal Liber Visitationis di Athanasio Calcheopoulos - fine XV sec- risultano circa 100) le più preziose ed importanti sono:
La Basilica superiore è una gigantesca struttura a tre navate divise da 20 colonne di spolio e da due grandi pilastri a T, con ingresso ad ovest e transetto absidato ad est. Il corpo longitudinale riprende forme care all'architettura di origine paleocristiana (la basilica a colonne), pur presentando inedite particolarità, come i pilastri giganteschi posti all'incirca in mezzeria che, lasciando intatta la percezione della grande aula centrale, dividono in due pseudo grandi campate le navatelle laterali, basse e molto buie. Il lungo corpo trinavato si conclude attraverso tre grandi arconi, di cui quello centrale altissimo, nel transetto sporgente e tripartito coperto da volte a botte (sui bracci laterali), e da una cupola a calotta su base ellittica (sul quadrato d'incrocio). Al di là del vano cupolato si apre, in stretta relazione alla navata maggiore, il lungo coro absidato (che riprende le dimensioni della parte orientale della sottostante cripta), mentre, direttamente sui quadrati laterali del transetto si aprono, a nord l'abside originale medievale, a sud, al di là della traccia monumentale dell'altra abside (distrutta già nel XIII secolo), il monumentale cappellone quattrocentesco dedicato al SS. Sacramento. Il vano in questione, coperto da una volta a crociera i cui costolonni a sezione complessa ricadono su colonne angolari elegantissime, conclude in maniera monumentale, entro il 1438, grazie alla munificenza di Giovanni e Battista Caracciolo, una serie di lavori già iniziati nella prima metà del '200 da Federico II di Svevia. che avevano visto la costruzione del sottostante cappellone di San Giuseppe e, probabilmente, di ambienti ad esso connessi lungo il lato meridionale della grande struttura.
Degno di nota è il meraviglioso altare barocco in marmo intarsiato, databile agli anni '60 del 1600 e realizzato per volontà del frate Bonaventura Perna. L'altare, che riprende tematiche e forme legate al Barocco napoletano, è decorato con formelle realizzate con marmi provenienti dalla vicina cava di Prestarona, che riproducono sia elementi fitomorfi che forme zoomorfe e paesaggistiche. La struttura si apre sull'attuale Piazza delle Tre Chiese, realizzata con la distruzione di un orto insistente sull'area dell'antico monastero di San Giovanni Crisostomo, ed è accessibile tramite un grandioso portale a triplice archivolto decorato con losanghe ed elementi fitomorfi, databile al pieno XIV secolo e presumibilmente legato a botteghe siciliane con influenze arabe.
(testo tratto da Wikipedia, l'encicolpedia libera) |
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lunedì 25 aprile 2011
Una gita a Gerace
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