L’epifania è una festa tradizionale che nasce da antichissimi riti pagani che col passare dei secoli si è tramutata in un giorno di celebrazione finale del periodo natalizio.
Anticamente i romani politeisti festeggiavano la dea della caccia, Diana, che nelle notti antecedenti all’inizio della nuova semina, passava con un gruppo di donne sopra i campi per renderli fertili e prosperosi alla nuova annata.
La festa di Natale difatti era celebrata dagli antichi come festa del Sol invictus, ovvero la festa del sole nascente, che dopo il periodo di oscurità (il 21 dicembre è il giorno più breve dell’anno, dopo di esso il sole inizia lentamente la sua crescita fino alla primavera e alla rinascita della vegetazione) tornava lentamente a splendere sui campi e con esso riniziava lentamente il lavoro sui campi.
E proprio in questo senso rimane la tradizione dell’epifania che “tutte le feste si porta via”; dopo il sei gennaio il contadino ricominciava il suo lavoro iniziando un nuovo anno di fatiche, dopo il periodo di freddo che rendeva inagibile la coltivazione.
Con l’arrivo del Medioevo la figura della bella Diana muta radicalmente. Ci troviamo nel secolo dei riti e della magie, dove il sacro e il profano vengono condannati. Secoli in cui diviene mito la figura della donna strega, che veniva condannata al rogo e perseguitata.
In questo periodo l’epifania si trasforma in un rito contro le maghe della magia oscura; veniva acceso un falò in cui una simbolica strega vi era posta sulla cima, come passaggio da vecchio a nuovo ed eliminazione delle contaminazioni magiche. Un passaggio della cultura popolare che trasforma una bella dea in una brutta strega con poteri malvagi.
Ma anche la tradizione cristiana ha contribuito alla nascita della figura della “Befana” che concepiamo oggi.
La storia vocifera che i Re Magi durante il loro viaggio alla ricerca Gesù bambino, incontrarono una vecchia di nome Befana e chiesero a lei informazioni sulla strada da seguire. Provarono a convincerla a unirsi a loro per portare i doni al Salvatore, ma ella si rifiutò a causa del suo animo malvagio. Giorni dopo, pentita della sua decisione, si incamminò con un sacco pieno di dolci, ma non sapendo come trovare la strada, iniziò a bussare a ogni porta da lei incontrata e donò delizie a ogni bambino che vedeva, con la speranza che fra loro si celasse Gesù. Tradizione dice inoltre che la vecchia per passare il tempo era solita lavorare a maglia facendo calze.
La figura di Diana, quella della strega e la versione cristiana della Befana, hanno dato forma alla figura da noi oggi festeggiata, una vecchia con brutti vestiti che viaggia su una scopa e porta doni ai bambini in una calza, venendo considerata come ultima tra feste del periodo natalizio.
Tante storie unite insieme nel corso dei secoli, che hanno reso questa festività affascinante e misteriosa, anche se rimane di sinonimo comune per tutte le culture e le tradizioni la fine di un periodo e l’inizio di una nuova annata.
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