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mercoledì 6 luglio 2011

Last News Calabria (ore 12)

PORTI: SINDACO DI GIOIA TAURO, BENE ACCORDO MA ATTENZIONE RESTI ALTA BELLOFIORE INVITA IL PRESIDENTE BERLUSCONI A VISITARE L'INFRASTRUTTURA Reggio Calabria, 6 lug. - (Adnkronos) - ''L'accordo raggiunto ieri e' un passo in avanti, devo riconoscere l'impegno delle istituzioni e il superamento della Mct, inizialmente intransigente, sui lavoratori. Tuttavia dobbiamo tenere alta l'attenzione sul porto perche' e' l'unica realta' produttiva della Calabria''. Cosi' il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, commenta all'ADNKRONOS l'esito del tavolo nazionale che si e' riunito al ministero dei Trasporti a Roma in cui e' stata decisa la cassa integrazione per 467 unita' in esubero dichiarati dal terminalista Medcenter. Bellofiore invita a parlare del futuro del porto, e riconosce positivamente l'idea di sviluppo del retroporto, della logistica, dell'intermodalita'. ''Non dimentichiamo pero' -precisa- che l'attivita' principale del porto e' il transhipment''. Il sindaco gioiese propone di ridimensionare la concessione della banchina a Mct. Considerato che ''con la cassa integrazione si presume che il lavoro diminuira' nel prossimo anno e che parte della banchina e' inutilizzata, perche' non lasciarla libera per favorire l'ingresso ad altri armatori interessati?''. Bellofiore fa notare che ''tra un anno i 467 lavoratori cassintegrati potrebbero trovarsi fuori dal mercato, quindi e' necessario un progetto di rilancio. Mct -prosegue- aveva presentato in piano per i prossimi cinque anni, in comitato portuale ho votato a favore dell'abbattimento delle tasse di ancoraggio soprattutto perche' c'era questa prospettiva futura''. 

SCIOLTA NELL'ACIDO: LA FIGLIA, CON ORGOGLIO CONTRO MIO PADRE RAGAZZA PARTE CIVILE IN PROCESSO PER OMICIDIO LEA GAROFALO (ANSA) - MILANO, 6 LUG - ''Io sono un'orgogliosa testimone di giustizia, perche' non e' facile costituirsi parte civile contro il proprio padre, ma e' una scelta di liberta' interiore per ripartire con la vita''. Sono le parole, affidate al suo avvocato, di Denise, la figlia di 19 anni, di Lea Garofalo, la calabrese che venne sequestrata a Milano e poi sciolta in 50 chili di acido dall'ex compagno, un affiliato alla 'ndrangheta, per punirla per la sua collaborazione con la giustizia. Oggi a Milano, davanti ai giudici della prima Corte d'Assise, e' iniziato il processo a carico di Carlo Cosco, ex compagno di Lea, e di altre 5 persone, tra cui anche l'ex fidanzato di Denise, ritenute vicine a una cosca della 'ndrangheta del Crotonese e tutte imputate a vario titolo per il sequestro e l'omicidio della donna. Lea Garofalo scomparve fra il 24 e 25 novembre 2009, dopo che nel 2002 aveva deciso di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e un'altra rivale ed era finita sotto protezione (programma poi revocato nel 2006). Nell'ottobre dello scorso anno l'ex compagno, due suoi fratelli, e altre tre persone, vennero arrestate. Oggi in aula Denise non ha potuto presentarsi perche' e' sottoposta a un programma di protezione ma, tramite il suo legale, l'avvocato Vincenza Rando, ha chiesto di costituirsi parte civile. ''Con forza vuole giustizia - ha spiegato il suo legale -, da questo processo vuole ripartire per un progetto di vita e di speranza''. L'avvocato inoltre ha chiarito che la ragazza ''ha sempre percepito'' che quelle persone che le stavano accanto, tra cui il padre Carlo Cosco, avevano ucciso la madre con un metodo da 'lupara bianca'. Oggi, inoltre, altri soggetti hanno chiesto di entrare nel processo come parti civili: il Comune di Milano, perche' danneggiato dalle infiltrazioni mafiose negli appalti e nell'imprenditoria e contro la violenza sulle donne, la Regione Calabria e la Provincia di Crotone. In queste ore le parti stanno discutendo proprio su queste richieste su cui dovranno decidere poi i giudici.

'NDRANGHETA: OMICIDIO D'ALEO, PRESO NEL VARESINO PRESUNTO KILLER (AGI) - Como, 6 lug. - La Squadra Mobile di Varese con i colleghi di Busto Arsizio hanno posto in stato di fermo nella serata di ieri il presunto autore dell'omicidio di Salvatore D'Aleo, pregiudicato scomparso nel 2008 e che si ritiene essere stato vittima di un caso di Lupara Bianca. In manette e' finito un italiano del quale le generalita' saranno rese note nelle prossime ore. Il fermo e' scattato su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Milano. L'uomo e' ritenuto essere l'esecutore materiale dell'omicidio. La vittima, invece, la si riteneva legata ai clan calabresi controllati nel Varesotto da Fabio Nicastro e Rosario Vizzini. In particolare il suo compito sarebbe stato quello di occuparsi del recupero crediti. La svolta alle indagini sarebbe arrivata con il ritrovamento da parte della Mobile di Caltanisetta di un cadavere che apparterrebbe al pregiudicato. l'identificazione sarebbe avvenuta attraverso una perizia odontoiatrica. D'Aleo era scomparso in circostanze mai chiarite nell'ottobre 2008 e gli investigatori sono convinti che possa essere stato soppresso nell'ambito di una qualche guerra interna al clan di Vizzini finito in cella insieme a Fabio e Dario Nicastro, Emanuele Napolitano e Rosario Bonvissuto: il sesto componente del gruppo, emanazione locale del clan Madonia-Rinzivillo, sarebbe stato proprio il bustocco, 33 anni al momento della scomparsa. Salvatore D'Aleo qualche tempo prima di sparire aveva subito un grave infortunio sul lavoro cadendo da un tetto e da allora aveva grossi problemi di deambulazione e si muoveva con molta difficolta'. L'uomo abitava da solo pur incontrandosi spesso con la madre e i fratelli. Dal 1° ottobre 2008, giorno dell'ultima telefonata con la moglie, che all'epoca abitava in Calabria, nessuno ha piu' avuto sue notizie.

'NDRANGHETA: REGGIO CALABRIA, SEQUESTRATA IMPRESA RICONDUCIBILE A COSCA BUDA-IMERTI Reggio Calabria, 6 lug. - (Adnkronos) - I carabinieri di Reggio Calabria hanno sequestrato beni del valore di un milione di euro alla cosca Buda Imerti. I militari del comando provinciale e del Ros hanno eseguito un provvedimento del gip del Tribunale reggino sequestrando l'impresa individuale Barbieri Domenico (54enne detenuto), che si occupa di lavori di acquedotti, impianti idraulici, opere stradali e fognature, fittiziamente intestata a Vincenzo Barbieri. L'attivita' e' conseguente all'operazione 'Meta', eseguita il 23 giugno dello scorso anno, che porto' all'arresto di 42 persone e provvedimenti di sequestro e confisca di beni per cento milioni di euro.

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