Après
mai è un affascinante affresco della gioventù parigina degli anni settanta,
alle prese con la difficile gestione degli echi rivoluzionari del 68' e
l'evoluzione della società francese. La storia è incentrata sulla vita di
Gilles, liceale creativo con il sogno della pittura, e un gruppo di amici, Alain, Christine e Jean Pierre, che nel loro
piccolo mondo combattono una battaglia forse più grande di loro. Dalle iniziali lotte studentesche si passa a vere e proprie
rivendicazioni politiche,
vissute in modi diversi dai protagonisti. Figura centrale per Gilles è Laurie, la
ragazza e che ammira per il suo pensiero libero, per la sua voglia di scoprire
il mondo senza sovrastrutture. Sono però gli eventi che, loro malgrado, si
susseguono a condizionare le scelte dei giovani. Una ritorsione contro i loro
"avversari" politici dalle conseguenze impreviste, costringe i
ragazzi ad abbandonare momentaneamente la Francia. E così Gilles, dopo la
partenza di Laurie, si unisce a un gruppo di "rivoluzionari
cineamatori" e trascorre l'estate viaggiando per le città italiane per poi
rinunciare preferendo l'accademia di Belle Arti. Christine, sua nuova fiamma, invece,
prosegue il viaggio durante il quale si lega a Jean-Paul, il punto di
riferimento del gruppo. Alain, conosciuta la statunitense Leslie, s'innamora e
abbandona gli ideali di rivolta. Jean Pierre, invece, denunciato, decide di
provare la via del giornalismo per continuare la propria battaglia.
Un
film ben diretto e interpretato che tocca temi ancora attuali, utili anche alle
nuove generazioni. Appare chiaro, infatti, come la presenza di un ideale da
seguire, lontano dai semplicistici preconcetti da militanza politica, spinga i
giovani a ricercare sé stessi, a leggere andando oltre la superficie, a
conoscere il mondo, a capire verso dove sta andando. Questo aspetto in Gilles è
palese: è l'unico tra i suoi amici a rispettare i propri istinti, le proprie
caratteristiche, scegliendo cosa far della sua vita. Emblematico, nel corso dell'ultimo
incontro con Laurie, l'evolversi della discussione. "Tu sai cosa sarai
domani, un pittore - dice lei -, io invece vivo alla giornata...". E in
questo senso appare simbolica la morte di Laurie (ovvero colei che per Gilles
era un modello), incatenata e condannata dalla sua stessa voglia di libertà che
l'ha condotta nel tunnel della droga e dell'alienazione totale dal mondo.
Interessante
anche il richiamo alla rivolta di Reggio Calabria che in un primo momento
attrae i rivoluzionari della pellicola ma che poi risulta troppo complicata
quanto passionale per essere perfettamente compresa.
Il
finale è quasi sorprendente: tutti i ragazzi, dopo aver cavalcato con apparente
convinzione le loro scelte, si ritrovano a ripartire quasi da zero. Non Gilles,
però. Il suo distacco ragionato dagli eventi che lo hanno investito, gli ha
permesso di proseguire la crescita artistica che fin dall'inizio ha sognato.
Un
consiglio: farlo vedere agli studenti italiani ma prima... spiegatene il senso
ai professori!!!
Pasquale Zumbo
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