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martedì 4 settembre 2012

Mostra del Cinema di Venezia: "Après mai", un viaggio nei '70 francesi



Après mai è un affascinante affresco della gioventù parigina degli anni settanta, alle prese con la difficile gestione degli echi rivoluzionari del 68' e l'evoluzione della società francese. La storia è incentrata sulla vita di Gilles, liceale creativo con il sogno della pittura, e un gruppo di amici,  Alain, Christine e Jean Pierre, che nel loro piccolo mondo combattono una battaglia forse più grande di loro. Dalle iniziali  lotte studentesche si passa a vere e proprie  rivendicazioni politiche, vissute in modi diversi dai protagonisti. Figura centrale per Gilles è Laurie, la ragazza e che ammira per il suo pensiero libero, per la sua voglia di scoprire il mondo senza sovrastrutture. Sono però gli eventi che, loro malgrado, si susseguono a condizionare le scelte dei giovani. Una ritorsione contro i loro "avversari" politici dalle conseguenze impreviste, costringe i ragazzi ad abbandonare momentaneamente la Francia. E così Gilles, dopo la partenza di Laurie, si unisce a un gruppo di "rivoluzionari cineamatori" e trascorre l'estate viaggiando per le città italiane per poi rinunciare preferendo l'accademia di Belle Arti. Christine, sua nuova fiamma, invece, prosegue il viaggio durante il quale si lega a Jean-Paul, il punto di riferimento del gruppo. Alain, conosciuta la statunitense Leslie, s'innamora e abbandona gli ideali di rivolta. Jean Pierre, invece, denunciato, decide di provare la via del giornalismo per continuare la propria battaglia.
Un film ben diretto e interpretato che tocca temi ancora attuali, utili anche alle nuove generazioni. Appare chiaro, infatti, come la presenza di un ideale da seguire, lontano dai semplicistici preconcetti da militanza politica, spinga i giovani a ricercare sé stessi, a leggere andando oltre la superficie, a conoscere il mondo, a capire verso dove sta andando. Questo aspetto in Gilles è palese: è l'unico tra i suoi amici a rispettare i propri istinti, le proprie caratteristiche, scegliendo cosa far della sua vita. Emblematico, nel corso dell'ultimo incontro con Laurie, l'evolversi della discussione. "Tu sai cosa sarai domani, un pittore - dice lei -, io invece vivo alla giornata...". E in questo senso appare simbolica la morte di Laurie (ovvero colei che per Gilles era un modello), incatenata e condannata dalla sua stessa voglia di libertà che l'ha condotta nel tunnel della droga e dell'alienazione totale dal mondo.
Interessante anche il richiamo alla rivolta di Reggio Calabria che in un primo momento attrae i rivoluzionari della pellicola ma che poi risulta troppo complicata quanto passionale per essere perfettamente compresa.
Il finale è quasi sorprendente: tutti i ragazzi, dopo aver cavalcato con apparente convinzione le loro scelte, si ritrovano a ripartire quasi da zero. Non Gilles, però. Il suo distacco ragionato dagli eventi che lo hanno investito, gli ha permesso di proseguire la crescita artistica che fin dall'inizio ha sognato.
Un consiglio: farlo vedere agli studenti italiani ma prima... spiegatene il senso ai professori!!!
Pasquale Zumbo

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