“Nel mercato globalizzato la migliore difesa dei prodotti sta nel valore aggiunto, quindi nella qualità del prodotto stesso, e nei processi di innovazione, sia per quel che concerne l’organizzazione del lavoro, sia per adeguate politiche di marketing”.
Lo afferma in una nota il consigliere del gruppo Misto, Rosario Mirabelli, in relazione alla crisi agrumicola che interessa la Piana di Gioia Tauro.
“Da decenni ormai – sottolinea Mirabelli – è diventato sempre più difficoltoso collocare alcune produzioni tipiche calabresi, tra cui il succo di arancia destinato alle aziende produttrici di bibite che operano sui mercati nazionali ed internazionali. Su tali difficoltà incidono plurime questioni legate alla obsolescenza del modello di produzione, alla polverizzazione delle proprietà (latifondi piccoli in termine di superficie), all’intermediazione speculativa, spesso in mano alla delinquenza organizzata, che ne condiziona i prezzi all’origine, e, fattore strategico molto determinante, all’agguerrita concorrenza dei Paesi emergenti, non solo del bacino del Mediterraneo, ma, addirittura, del continente sudamericano. C’è ne di che per scompaginare un intero sistema economico, legato notoriamente alla conduzione familistica dei fondi, che nel passato ha retto soprattutto perché operava in regime di quasi monopolio produttivo ed assistito da forme di sostegno comunitario ormai inesistenti. Tutto perso? Non credo - dice ancora Rosario Mirabelli – poiché è anche vero che vi sono potenziali elementi di sviluppo preconizzati intimamente legati alla realizzazione del rigassificatore a Gioia Tauro, e, a cascata, della così detta piattaforma del freddo, dell’irrobustimento della logistica nell’area portuale, quindi, della plurifunzionalità delle attività di lavorazione dei container e delle merci in essi contenute, a partire dalla filiera agro-alimentare. Non stiamo parlando di sogni – prosegue Rosario Mirabelli – ma di opportunità vere, se è vero come è vero, che la Comunità europea ha sollecitato recentemente il Governo nazionale ad imprimere una forte accelerazione nel potenziamento delle reti ferroviarie a servizio del porto di Gioia Tauro e delle reti di raccordo autostradale.
Cosa c’entra tutto ciò con la crisi agrumicola e dell’agricoltura più in generale? C’entra, se vogliamo ragionare su una prospettiva che guardi con maggiore tranquillità al futuro. Per questo non mi sottraggo alle mie responsabilità affermando che a Gioia Tauro il rigassificatore è necessario quanto e forse più ai fini dell’approvvigionamento energetico nazionale, poiché, a seguire - e qui la Regione dovrà aprire un autentico tavolo di confronto con il Governo nazionale - sarà necessario realizzare la piattaforma del freddo. Una infrastruttura – afferma Rosario Mirabelli – che servirà per dare respiro alle attività intraportuali, con lo spacchettamento e la lavorazione di container utilizzati per trasportare derrate alimentari ed anche come punto di stoccaggio e di conservazione dei prodotti ortofrutticoli dell’intero bacino mediterraneo, che a Gioia Tauro potranno trovare spazi sufficientemente ampi senza essere condizionati, come adesso, da prezzi di mercato troppo bassi, consentendo così a produttori e trasformatori di potere attendere migliori condizioni remunerative senza il pericolo di perdere il prodotto, o di rinunciare, addirittura, alla raccolta del frutto. Per quel che riguarda l’agire politico della Regione – continua Rosario Mirabelli - una buona idea può essere quella di cominciare ad offrire, con appositi impianti legislativi, delle ‘convenienze’ ai piccoli e medi proprietari terrieri, con l’obiettivo di superare l’eccessiva frantumazione delle proprietà, e quindi favorire l’accorpamento dei piccoli latifondi al fine di potere meglio pianificare politiche agricole di sviluppo e, soprattutto, indirizzare al meglio politiche di investimento finanziario ponendo in essere quelle economie di scala propedeutiche ad abbattere i costi produttivi. Tutto ciò significa gettare le basi per sviluppare forme di aggregazione ed un associazionismo reale e, direi, leale, quel paradigma di riferimento che manca – sottolinea Mirabelli – in cui tutti i piccoli produttori possano avere fiducia e riconoscersi. Di pari passo – continua Rosario Mirabelli - è necessario che la Regione rifletta sulla necessità di recuperare quei centri di ricerca per sostenere la qualità dei prodotti agrumicoli e dell’agricoltura in generale, affiancando gli agricoltori nella scelta del modo di produrre ed accompagnandoli non soltanto con forme di incentivazione finanziaria procapite, ma promuovendo un ‘sistema’ agricolo calabrese caratterizzato da forti iniezioni di valore aggiunto nella produzione, quindi, accrescendo le qualità stesse del prodotto. Tutto ciò significa – afferma Mirabelli – innovare, ampliando le conoscenze e moltiplicando le eccellenze, limitando così i rischi della concorrenza legati precipuamente non alla qualità del prodotto, ma a determinate condizioni di basso costo del lavoro. La concorrenza sleale – dunque – non si vince limando, anno dopo anno, il costo del lavoro perché di spazi ormai ne sono rimasti pochi per la nostra agricoltura regionale in questa direzione. La sfida si vince – conclude Rosario Mirabelli - se saremo capaci di costruire un nostro modello di sviluppo, puntando decisamente sull’entusiasmo dei giovani agricoltori, e ce ne sono tanti, che aspettano un segnale dalla politica che dia loro prospettive e potenziali fonti di reddito dignitose indispensabili ad affrontare più serenamente il futuro”.
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