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giovedì 30 dicembre 2010

Last News Calabria (10:30)

 FISCO: SCOPERTA MAXI EVASIONE IN ABRUZZO NEL SETTORE IMMOBILIARE (ASCA) - Roma, 30 dic - Oltre 50 milioni di imponibile Ires ed Irap e mancato versamento Iva per 13 milioni di euro su quasi 70 di imponibile accertato. Questi i risultati di un'operazione di controllo messa in campo dall'Agenzia delle Entrate in Abruzzo, nell'ambito di una complessa attivita' di contrasto alle frodi fiscali, che ha riguardato i periodi di imposta dell'ultimo quinquennio. Coinvolte nella frode oltre 40 societa' tra loro collegate e con sede non soltanto nelle province di Pescara, Chieti e Teramo, ma anche in Calabria, Marche e Lazio. L'indagine dei funzionari dell'Ufficio Controlli della Direzione Regionale dell'Abruzzo ha consentito di acquisire prove sulla stretta interconnessione esistente tra le societa' e di individuare il meccanismo fraudolento utilizzato per conseguire illeciti risparmi d'imposta e accumulare rilevanti crediti Iva. In pratica, tramite una serie di societa' ''cartiere'', venivano emesse fatture per operazioni inesistenti che davano origine a richieste di rimborsi o a indebite compensazioni. I soggetti interposti, nel giro di due/tre anni, facevano poi perdere le loro tracce, con la messa in liquidazione, l'assoggettamento a procedure concorsuali o il trasferimento. L'Agenzia delle Entrate ha trasmesso all'autorita' giudiziaria competente i verbali e gli elementi emersi durante l'indagine, per valutare i presupposti di una eventuale azione penale.

'Ndrangheta/Confiscati beni ad imprenditore per 4,5 mil.euro-2 'Ndrangheta/Confiscati beni ad imprenditore per 4,5 mil.euro-2 Arrestato per infiltrazioni negli appalti Salerno-Reggio Calabria Reggio Calabria, 30 dic. (TMNews) - Vincenzo Giacobbe era stato arrestato il 2 luglio del 2007 perché destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP distrettuale di Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione "Arca-Labirinto", che aveva colpito 15 esponenti delle cosche mafiose del reggino e del vibonese che, secondo un criterio rigorosamente territoriale, avevano imposto il controllo sull'aggiudicazione degli appalti e subappalti dei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria nei tratti Mileto-Serre e Mileto-Rosarno, per lavori da oltre 100 milioni di euro. L'attività investigativa era connessa ad altra precedente indagine, diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro in ordine alle attività delle cosche del versante cosentino e vibonese, sempre finalizzate all'infiltrazione nei lavori della Salerno-Reggio Calabria, sfociata nell'operazione "Tamburo", eseguita dalla Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro. Le indagini investigative hanno accertato che i clan estorcevano tangenti alle imprese appaltatrici con la formula "assicurazione cantieri tranquilli", somma di denaro pari al 3% dell'importo dei lavori, che veniva poi recuperata illegalmente dalle stesse imprese sia con il sistema della sovrafatturazione (indicando importi maggiori rispetto ai lavori realmente effettuati) sia con la fornitura di materiale di scarsa qualità. Vincenzo Vincenzo, secondo gli inquirenti, veniva ritenuto "vicino al clan dei Piromalli- Mole', egemone del territorio della piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria". Con sentenza dell'8 luglio 2009, il Gup del tribunale di Reggio Calabria a conclusione del 1° grado di giudizio condannava Vincenzo Giacobbe a 6 anni di reclusione per associazione mafiosa nonché per frode nell'esecuzione dei contratti di fornitura di calcestruzzo ed inerti relativi al tratto autostradale Serre - Mileto. Cosi il Tribunale di Reggio Calabria - Misure di prevenzione, ha sottolineato come Vincenzo Giacobbe sia seriamente indiziato di appartenenza ad un'organizzazione criminale di tipo mafioso ed abbia tratto consistenti vantaggi imprenditoriali ed economici da questa sua collocazione, disponendo per questi motivi la sentenza di confisca dei beni già sequestrati in data 18 luglio 2008. Lo stesso tribunale ha poi condannato Vincenzo Giacobbe, una volta che questi ha terminato la detenzione in carcere al soggiorno obbligato con sorveglianza speciale per 3 anni nel comune di residenza.

RITROVATA NELLA NOTTE LA QUINDICENNE SCOMPARSA IN CALABRIA (AGI) - Cosenza, 30 dic. - Maria Francesca Pirillo, che aveva tenuto in apprensione l'intera comunita' di Mangone (Cosenza) per la sua scomparsa, e' stata ritrovata nella notte dai Carabinieri. La quindicenne, che si era allontanata nel pomeriggio di martedi', e' stata rintracciata nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord. Era a bordo di un'auto con degli amici, forse in partenza per la Toscana, dove doveva raggiungere il fidanzatino. La ragazza abita infatti con la madre a Prato, ma era in Calabria per le feste presso l'abitazione del padre. A quanto pare voleva trascorrere il Capodanno con il suo amico del cuore. La ragazza sta bene ed e' stata portata a casa del padre, dove intanto era arrivata anche la madre.
NEONATA MUORE DOPO VISITA DI CONTROLLO,APERTA INCHIESTA INDAGINI DELLA SQUADRA MOBILE DI COSENZA SU DELEGA PROCURA PAOLA COSENZA, 30 dic. (TMNews) - La procura della Repubblica di Paola ha aperto un'inchiesta sulla morte di una neonata di appena un mese. Il decesso è avvenuto nell'abitazione della piccola a Cetraro, centro del tirreno cosentino. L'altro ieri la bimba è stata portata per un controllo all'ospedale di Cosenza, dove era stata ricoverata subito dopo essere nata. La bimba, figlia di una ragazza diciottenne romena, era nata all'inizio di dicembre nell'ospedale di Cetraro (Cosenza) e successivamente è stata trasferita nel nosocomio di Cosenza dove è stata ricoverata. Poi è stata dimessa ed i genitori l'hanno portata nella loro abitazione a Cetraro. Nella giornata di martedi, come era stato stabilito dopo che era stata dimessa dall'ospedale di Cosenza, la neonata è stata sottoposta ad una visita di controllo ed è tornata con i genitori a casa. Durante la notte, però, è deceduta. I genitori hanno deciso di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Paola, che ha avviato un'inchiesta e disposto l'autopsia. Le indagini sono condotte dalla Squadra mobile di Cosenza.

Dia confisca beni per 4,5 mln euro a imprenditore Roma, 30 DIC (Il Velino) - La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sez. Mis. di Prev. - a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della Dia, Generale dei Carabinieri Antonio Girone, nei confronti di Giacobbe Vincenzo, di anni 42, nativo di Gioia Tauro (RC), imprenditore operante nel settore della produzione di calcestruzzo e lavorazione inerti. Colpite dal provvedimento 2 aziende, una villetta a due piani, svariati autoveicoli e fabbricati aziendali, terreni e disponibilita' finanziarie riconducibili al citato imprenditore, del valore complessivo di circa 4 milioni e 500.000 euro. Giacobbe Vincenzo risulta essere stato colpito da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in data 2 luglio 2007 dal Gip distrettuale di Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione "Arca" - "Labirinto", che aveva condotto all'arresto di 15 esponenti delle cosche mafiose del reggino e del vibonese che, secondo un criterio rigorosamente territoriale, avevano imposto il controllo sull'aggiudicazione degli appalti e subappalti dei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria nei tratti Mileto-Serre e Mileto-Rosarno, per lavori da oltre 100 milioni di euro. L'attivita' investigativa in parola era connessa ad altra precedente indagine, diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro in ordine alle attivita' delle cosche del versante cosentino e vibonese, sempre finalizzate all'infiltrazione nei lavori della "Salerno - Reggio Calabria", sfociata nella c.d. "Operazione Tamburo", eseguita dalla Sezione Operativa Dia di Catanzaro. Oltre a cio', i clan estorcevano tangenti alle imprese appaltatrici con la c.d. "assicurazione cantieri tranquilli", somma di denaro pari al 3% dell'importo dei lavori, che veniva poi recuperata illegalmente dalle stesse imprese sia con il sistema della sovrafatturazione (indicando importi maggiori rispetto ai lavori realmente effettuati) sia con la fornitura di materiale di scarsa qualita'. Giacobbe Vincenzo, secondo gli inquirenti, veniva ritenuto vicino al clan dei "Piromalli-Mole'". Il prosieguo degli accertamenti effettuati a cura di personale del Centro Operativo Dia di Reggio Calabria a seguito delle risultanze emerse dall'Operazione "Arca", sfociava nel corso del mese di gennaio 2008, nel sequestro preventivo, ex art.321 c.p.p., disposto dal Gip presso il locale Tribunale, del patrimonio dell'azienda gestita dal Giacobbe: la societa' G.D. Calcestruzzi S.r.l., in quanto ritenuta strumento per la commissione dei reati di associazione mafiosa ed estorsione. Parallelamente, il personale dello stesso Centro Operativo Dia. effettuava una laboriosa e complessa serie di accertamenti patrimoniali volti a verificare, in chiave di proposizione di misure di prevenzione, la congruita' tra i redditi e le attivita' svolte dal Giacobbe ed il patrimonio da questi posseduto nonche' per verificarne le modalita' di acquisizione. L'attivita' svolta veniva compendiata in una corposa ed esaustiva informativa-proposta di misura di prevenzione, a firma del Direttore della Dia, Generale dei Carabinieri Antonio Girone, che il locale Tribunale - Sez. Mis. di Prev.-, recepiva emettendo, in data 18 luglio 2008, un apposito decreto di sequestro ai sensi della legge 575/65, sottolineando come tali beni risultassero essere il frutto o il reimpiego di attivita' illecite. Il prefato Tribunale ravvisava nell'occasione la sussistenza di una tipica "impresa mafiosa", che si impone sul mercato con la forza dell'intimidazione e dell'imposizione del dominio sul territorio e la conseguente estromissione delle imprese che non godono di pari entrature criminali, alterando - anzi azzerando - cosi' il meccanismo del libero mercato. L'organo magistratuale accertava comunque anche la sussistenza di una notevole sperequazione tra il patrimonio nella disponibilita' del Giacobbe rispetto ai redditi dichiarati e le attivita' svolte. Successivamente con sentenza dell' 8 luglio 2009 del GUP del Tribunale di Reggio Calabria, il Giacobbe Vincenzo, a conclusione del primo grado di giudizio, veniva condannato a 6 anni di reclusione per il reato di cui all'art. 416 bis C.P. nonche' per frode nell'esecuzione dei contratti di fornitura di calcestruzzo ed inerti relativi al tratto autostradale Serre-Mileto. Con l'odierno provvedimento il Tribunale - Sez. Misure di Prevenzione - in esito al contraddittorio instaurato tra P.M. e difesa, ha sottolineato come "il Giacobbe Vincenzo sia seriamente indiziato di appartenenza ad un'organizzazione criminale di tipo mafioso ed abbia tratto consistenti vantaggi imprenditoriali ed del patrimonio-economici da questa sua collocazione ", disponendo la confisca :  aziendale e quote sociali della societa' "Srl G.D. Calcestruzzi" , con sede in Gioia Tauro (RC), operante nel settore produzione calcestruzzo e della dell'impresa individuale "Vincenzo Giacobbe", con sede in-produzione di inerti;  di-Gioia Tauro (RC) operante nel settore edilizio e dei lavori pubblici;  di una villetta a due piani-numerosi automezzi e fabbricati ad uso aziendale;  di-con seminterrato e di un terreno siti entrambi in Gioia Tauro;  disponibilita' finanziarie riconducibili al predetto. Con lo stesso provvedimento il medesimo Tribunale ha sottoposto il Giacobbe alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di tre anni con obbligo di soggiorno.

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